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Mafie a Roma: le elezioni sotto l’occhio dei padrini. Il nuovo sindaco dovrà fare i conti (anche) con loro

 

In pochi vogliono ammetterlo ma la Capitale, da decenni ormai, è preda delle mafie – italiane e straniere – che controllano droga, appalti, racket, riciclano denaro e possono influenzare gli esiti delle consultazioni comunali. Evitare il problema, far finta di niente, chiudere gli occhi serve solo a dare maggior forza alle organizzazioni criminali, che quando operano nell’ombra diventano non più riconoscibili e ancor più letali. Ecco perché il nuovo sindaco dovrà fare i conti (anche) con i padrini “romani”.

Una storia già vista, quella della negazione dell’esistenza del potere mafioso in un determinato territorio. E che oggi nella capitale si ripete. Guardiamo al passato per capire l’oggi.
Fra il 1983 e il 1993 in Italia le mafie uccisero diecimila persone. In Sicilia, Campania, Calabria e Puglia principalmente. Ma anche in altre zone del paese i boia procedettero tranquillamente nella loro contabilità di morte. Ce lo ricorda, spietatamente, Enrico Deaglio nel libro “Raccolto Rosso” che quella strage ha cercato di raccontarci. Una guerra, o la somma di più guerre contemporanee che insanguinarono la penisola in un silenzio, il più delle volte, assordante. Per il controllo del traffico dell’eroina, degli appalti, del racket, del rapporto preferenziale con pezzi della politica e della finanza. In tutto il paese.
Numeri impressionanti e terribili. Che si tentò all’epoca in tutti i modi – da parte della politica – di disgregare dalle statistiche e spesso sminuire e che oggi abbiamo affrettatamente dimenticato. Certo oggi ricordiamo le troppe vittime innocenti, gli appartenenti agli organi dello Stato, i giornalisti, testimoni, imprenditori, semplici cittadini caduti. Troppi, si, ma che sono comunque una frazione minima di quei diecimila. E quell’enormità ora abbiamo dimenticato irresponsabilmente. Perché se gran parte dei caduti di questo terrificante conflitto erano appartenenti alle organizzazioni mafiose il bilancio del “Raccolto Rosso” colpisce e lacera l’intera società italiana. Ancora oggi.

Fonte: l'infiltrato

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