Puttaniere, corruttore, nano, ma Berlusconi continua ad essere il dominus della politica italiana. Grazie ai disastri del Pd e alla bava di Grillo. Purtroppo vince sempre lui.
di Marco Fiorletta
In questo Paese di eterni vincitori, dove mai nessuno ammette la sconfitta nemmeno se sta giocando a battimuro, dove tutti hanno la risposta per tutto, l'Italia del "volemose bene" e dell'arrangiarsi, il Bel Paese del mare, pizza e mandolino, un vincitore c'è: Silvio Berlusconi.
A quest'uomo hanno affibbiato di volta in volta gli epiteti più vari: gaffeur, puttaniere, nano, jena ridens, caim(n)ano o l'hanno accusato di essere un evasore fiscale, corruttore, pedofilo e di essere sceso in politica per salvarsi dal tavolaccio delle patrie galere. Ha dichiarato, primo (è un modo di dire) e non ultimo, che il Duce era una brava persona e che fece anche delle cose pregevoli. Eppure Silvio Berlusconi è ancora lì, tronfio, con il suo sorriso a 64 denti, con i suoi capelli finti e il cerone che deborda, ma vincitore.
Occorre piegarsi all'evidenza, Silvio è un grande politico. Innanzitutto per aver saputo scegliere il momento di impegnarsi in prima persona in politica, fino alla sua discesa in campo era solo l'amico di questo o di quello (qualcuno dice anche di quell'altro), è stato capace di cambiare anche la forma della politica trasportandola dalle fumose sezioni e dai pallosi convegni, dalle manifestazioni e dai congressi ai manifesti pubblicitari 6x3 e alla pubblicità tout court televisiva azzerando le tribune elettorali.
E così, anche grazie alle telenovelas e alla tempestività di alcune iniziative elettorali, come quella di oscurare le sue televisioni a pochi giorni dalle elezioni che provocarono le proteste degli/lle italiani, alla paura dei comunisti (ovvero, tu sparala grossa, ma molto grossa tanto chi ci crede ci sarà sempre), alle promesse irrealizzabili, salì al potere. Già aveva dimostrato quanto fosse pericoloso.
Che fosse un abile stratega lo ha dimostrato anche dando una parvenza di dignità alla Lega, a Bossi e tutti gli omini di verde vestiti. Li portò anche al governo ma, e qui commise un errore, non aveva calcolato che potessero tradire e passare con il nemico pur di ottenere la promessa di realizzare qualcosa del loro programma (Grillo impara!). E ha sdoganato anche gli ex-fascisti fino a portarli al Governo. Infinocchiò tutti con la Bicamerale. Risorse come nostro signore dopo aver perso contro Prodi. Insomma, sono più di vent'anni (e non mi va di fare il Bignami) che ce lo ritroviamo tra le scatole. E tutto a dimostrare che ha vinto perché è un fine politico.
Nel novembre 2011, dopo aver passato anni a dire che la crisi non c'era, che in Italia eravamo solidi, che non correvamo pericoli, che i ristoranti erano pieni, che gli italiani andavano in vacanza, che i sindacati (non tutti) e la sinistra erano anti italiani accetta, quatto quatto tomo tomo, di farsi da parte e lasciare il governo a Monti e i suoi tecnici. E così ci fu chi festeggiò la dipartita politica del cavaliere certi che gli italiani avessero aperto gli occhi. E a nulla valsero le raccomandazioni ad essere prudenti, a non dare per morto politicamente il gaffeur. Costoro, i tecnici, scesi sulla Terra circondati da un'aura di infallibilità (subito smentita da loro stessi con opere ed omissioni) si proponevano di far risorgere la nazione più bella, più forte e più ricca. Ne avessero indovinata una. In pratica hanno fatto il lavoro sporco che il Silvio nazionale non aveva voluto fare (e ciò a dimostrazione di quanto sia un fine politico). Il risultato dell'avvento dei tecnici è un Paese ancora più povero e più in crisi. Talmente povero e talmente in crisi che i partiti hanno deciso di staccargli la spina per pietà verso gli italiani. Mentre accadeva tutto questo, un comico, già da tempo, urlava con la bava alla bocca contro tutto e contro tutti. E, casualmente?, ripetendo cose che anche il Silvietto aveva già detto. Il comico parlando alla pancia degli italiani si era ed è circondato dai suoi fedeli che ripetevano come un mantra le parole di Grillo. Grillini come megafoni del capo, guarda caso come anche i seguaci di Berlusconi.
Così, tra sottovalutazioni, errori, divisioni, si arriva alle elezioni. I risultati sono sempre sotto gli occhi di tutti. Si è votato ancora una volta con una legge ignobile (voluta da chi? Silvio) che non permette a nessuno di governare. Con un Paese diviso in tre e con un partito (M5S) che non accetta di collaborare con nessuno togliendosi il terreno da sotto i piedi da solo. Privandosi della possibilità di realizzare anche uno solo dei suoi obiettivi. Ma loro sono contenti così. Un altro, il Pd, così frantumato che nemmeno la Dc dei tempi d'oro con le sue correnti e il manuale Cencelli. Talmente diviso che il loro sport preferito è impallinare i propri candidati a qualsiasi carica.
In tutto questo che cosa fa Silvio Berlusconi? Aspetta che qualcuno, in ginocchio sui ceci, vada a chiedergli di fare un governo che lui non ha alcuna intenzione di fare se non a parole. Infatti, nominato il governo da poche ore, inizia a fare richieste assurde e che se non verranno accettate farà cadere l'esecutivo per andare a nuove elezioni. Suo vero obiettivo perché i sondaggi lo danno in crescita. Ma non contento di ciò chiede anche che gli venga data la presidenza della Convenzione per le Riforme (cambia il nome ma la sostanza è sempre la stessa: riformare la Costituzione) perché è il più bravo. E come dargli torto?
Fonte: globalist
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