Passa ai contenuti principali

Venti atenei a rischio default nel 2013





  • Il primo ateneo che rischia il default nel 2013 è quello di Foggia. Il rapporto tra spesa per il personale e le entrate stabili supera l’89%, una quota che lo porterà al commissariamento, alla chiusura dei dipartimenti, ad un colossale ridimensionamento della didattica e della ricerca, già gravemente compromesse da cinque anni di austerità forzata. Seguiranno l’ateneo di Cassino (88,1%) e la seconda università di Napoli (85,5), Sassari (85,2%), Bari (84,6) e la Federico II di Napoli (83,7%). Andranno in fallimento Tor Vergata (83,4%), Messina (83%), l’università del Molise (82,4%) e quella di Palermo (82.1%). Sono almeno venti gli atenei (su 61 statali) ad avere già superato il rapporto fissato all’80%, la maggioranza sono quelli del Centro-sud. Il governo Monti ha abbassato la soglia dal 90 all’80% perchè altrimenti, come testimonia una proiezione elaborata dalla Flc-Cgil già nel 2009, gli atenei in default sarebbero stati 33. Truccare la partita non è però bastato per evitare la catastrofe.
    L’eredità politica che il governo Monti lascia al paese sarà il commissariamento per i prossimi cinque anni di 20 atenei che dovranno rientrare dal debito attraverso accorpamenti, vendita del patrimonio e blocco totale delle assunzioni. Nel frattempo continueranno a imporre contratti a un euro, o gratis, ai ricercatori precari. Accade a Sassari o a Genova, dove quasi il 60% non percepiscono lo stipendio, a Roma e in tutti gli atenei che non possono più contare su docenti che stanno andando in pensione (altri 7 mila entro il 2015)
    .
    I ricercatori che hanno vinto un concorso non saranno assunti. La vicenda simbolo di questo scandalo è senz’altro quella di Bari dove ci sono 25 ricercatori vincitori di una cattedra in attesa dell’assunzione dal 2008. D’ora in poi, i pochi posti che saranno banditi a tempo determinato, come prevede la riforma Gelmini, subiranno lo stesso destino: il concorso si svolgerà regolamente, ma il vincitore resterà in un limbo in attesa di una risposta che forse non verrà mai.
    Il ministro Profumo ha taciuto per un anno intero questa situazione. Ignorando, o facendo finta di non averlo visto, che il taglio di 400 milioni di euro al Fondo ordinario di finanziamento (Ffo) degli atenei (poi ridotto a 300) era già presente nella prima versione della legge di stabilità. Il taglio non è stato modificato nella versione approvata ieri alla Camera, nonostante Profumo abbia lanciato quattro giorni fa un appello al parlamento. Nessuno è intervenuto perchè il taglio in questione è solo l’ultima tranche stabilita dalla legge finanziaria approvata nel 2008 dal governo Berlusconi che ha sottratto agli atenei almeno 960 milioni di euro, il 12,5% dei fondi erogati dal governo ogni anno.
    Non avere ammesso nemmeno questo restituisce la cifra morale, e la caratura politica, di un governo che solo apparentemente si è sgolato evocando investimenti a favore della ricerca (ma non della scuola né dell’università) per l’intera durata del suo non memorabile mandato. Dopo avere sostenuto a spada tratta la riforma Gelmini, il presidente della Repubblica Napolitano, sponsor ufficiale dell’esecutivo, non si è mai soffermato sul saccheggio compiuto ai danni dell’istruzione in questa legislatura. Come se i tagli fossero un dato di natura, un destino irreversibile. Quello che accadrà nel 2013 è il risultato di una tragica, e generalizzata, ipocrisia. Una conferma della farsa messa in scena dal governo Monti, a poche ore dalla sua fine, è la bocciatura dell’ordine del giorno presentato ieri alla Camera in cui è stato chiesto di ripianare il taglio di 300 milioni. Gli atenei sono a un passo dal collasso.
    Per la storia del crack annunciato dell’università leggi: il grande crack dell’università italiana sulla furia dei cervelli
di Roberto Ciccarelli 

Commenti

Post popolari in questo blog

SPUTAVA NEI PIATTI DEI DEPUTATI. LICENZIATA CAMERIERA DELLA BUVETTE

In Italia spero non vengano licenziati e spero esistano tanti camerieri come lei! Iulia Borshenko, una delle cameriere che lavora nella buvette del Parlamento ucraino, è stata licenziata in tronco poiché era solita sputare nei piatti dei deputati. La notizia è stata diffusa da RSI.ch. La donna, che è stata individuata dopo una breve indagine ed una serie di reclami, ha giustificato così il suo gesto: “È stata la mia vendetta perché hanno portato il Paese alla rovina”. “Pensate che noi abbiamo un buon salario alla Supreme Rada cafeteria. Per nulla, solo 3200 grivnie (circa 390 dollari) al mese, che non sono nulla se vivete nella capitale ucraina. Ho lavorato lì per quattro anni solo perchè questo mi consentiva di vendicarmi contro i parlamentari per ciò che fanno al Paese e alla gente. Se qualcuno pensa che io mi penta di quello che ho fatto, si sbaglia: io seguo la mia posizione politica”.

Dieci volte peggio dei nazisti di Piergiorgio Oddifreddi

(Quest'articolo e' apparso per poco tempo sul blog autori di Repubblica online). Uno dei crimini più efferati dell’occupazione nazista in Italia fu la strage delle Fosse Ardeatine. Il 24 maggio 1944 i tedeschi “giustiziarono”, secondo il loro rudimentale concetto di giustizia, 335 italiani in rappresaglia per l’attentato di via Rasell a compiuto dalla resistenza partigiana il 23 maggio, nel quale avevano perso la vita 32 militari delle truppe di occupazione. A istituire la versione moderna della “legge del taglione”, che sostituiva la proporzione uno a uno del motto “occhio per occhio, dente per dente” con una proporzione di dieci a uno, fu Hitler in persona. Il feldmaresciallo Albert Kesselring trasmise l’ordine a Herbert Kappler, l’ufficiale delle SS che si era già messo in luce l’anno prima, nell’ottobre del 1943, con il rastrellamento del ghetto di Roma. E quest’ultimo lo eseguì con un eccesso di zelo, aggiungendo di sua sponte 15 vittime al numero d...

La Gelmini insulta i precari

Stamattina anche il quotidiano della Conferenza Episcopale Italiana L'Avvenire ha criticato il ministro Gelmini, colei che ha messo la faccia alla nuova riforma dell'istruzione. "Nell'anno scolastico che sta per cominciare non si guardi ad altri interessi che non siano quelli dei ragazzi, non si sfrutti il loro nome per richieste e pretese, per quanto comprensibili. Non si faccia carriera sulla loro pelle. Il che vale per il Ministro, e per ogni adulto che ha una funzione nella scuola". Una conferenza stampa per rispondere ai precari. Il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini ha scelto questa modalità per “dialogare” a chi ha organizzato un sit in di protesta davanti a Montecitorio. E qui, come in diverse parti d’Italia, ci sono anche precari che stanno facendo lo sciopero della fame. Ha cercato di giocare d’attacco, dunque, il ministro, spiegando: “Noi capiamo la sofferenza di molti docenti che hanno studiato per avere un posto che poi non hanno. Ma eredit...