Venerdì scorso, a L’Ultima Parola, ha mostrato come in maniera evidente e incontrovertibile si possa affermare che dietro al “grande sogno degli Stati Uniti d’Europa” ci siano in realtà le lobby statunitensi, delle quali Mario Monti ha rappresentato a lungo – e ancora rappresenta? – gli interessi
Gli Stati Uniti sono diventati il centro economico e politico del mondo occidentale dopo la devastazione prodotta dalla prima guerra mondiale. Mentre le fabbriche e le infrastrutture europee, fino ad allora invincibile locomotore del progresso e della produzione planetaria, venivano rase al suolo, l'America poteva coltivare indisturbata i suoi interessi e, con la scusa di erogare prestiti ai paesi del vecchio continente in guerra, indebitarli, acquisendo peso politico determinante nelle successive trattative di pace, con tutta la riorganizzazione che ne conseguì. Era cento anni fa. Con la seconda guerra mondiale le cose sarebbero peggiorate: l’influenza degli Stati Uniti d’America in Europa sarebbe diventata totale. L’Italia, uscendo dalla guerra come Paese sconfitto, subì una invasione in pieno stile. In Sicilia, grazie agli accordi storicamente acclarati tra la mafia locale e quella italo-americana per facilitare lo sbarco, la mafia prese il potere. De Gasperi fu chiamato in America e ricevette istruzioni per estromettere dal Governo le forze di sinistra (i socialisti e i comunisti, che fino ad allora avevano giocato un ruolo centrale). La campagna elettorale della Democrazia Cristiana venne finanziata massicciamente dalla Casa Bianca: vinsero con il 48,5%. Cambiammo per sempre.
Oggi Monia Benini aggiunge un tassello, mostrando come anche dietro al Piano Marshall, il pacchetto di aiuti per la ripartenza dell'Europa dopo la seconda guerra mondiale, ci fosse in realtà un grande, immenso regalo alle lobby internazionali.
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