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IL CONCETTO DI «EQUITA’» SECONDO MARIO MONTI



Il governo “grazia” la Chiesa sulla Imu per gli immobili appartenenti ai beni del Vaticano. Il regolamento di applicazione della nuova imposta, che per molti italiani ha rappresentato una stangata, prevede infatti una mini Imu per scuole e cliniche, due attività certamente profittevoli per la Chiesa. E per gli istituti dove l’attività didattica è gratuita viene prevista la esenzione completa dal nuovo tributo. In questo modo sono state disattese le richieste della Ue. E non si è tenuto conto dei due pareri negativi del Consiglio di Stato.


Avevamo parlato di bluff scoperto. Ma ora è un piano ordito e consumato. Sembrava incredibile e irriguardoso sospettarlo invece il governo lo ha fatto. Contro un doppio parere del Consiglio di Stato. Contro la Commissione Europea e contro una legge che il Parlamento aveva finalmente approvato, ha emesso un regolamento che può comportare un’esenzione totale dell’Imu alla Chiesa e comunque un gran caos applicativo buono per far passare in cavalleria il versamento 2012 e magari anche il 2013. Il rigore economico si scioglie come neve al sole se a chiedere sono le gerarchie cattoliche. La credibilità europea può pure andare in cantina se a pretendere favori è quel mondo ben visibile che proprio alla convention per il Monti bis della settimana scorsa non ha lesinato partecipazione entusiasta. Fosse anche solo per questo, per evitare quest’immediato accostamento, l’esecutivo del professore avrebbe dovuto pensarci dieci volte prima di mandare in Gazzetta Ufficiale un testo che fa l’esatto contrario di quel che ci ha chiesto l’Europa, la cui prevedibile ira sanzionatoria gli alti uffici di Monti evidentemente confidano di tacitare o più semplicemente rinviare a dopo le elezioni.
L’immagine è dirompente: come il più classico dei governi politici in vista delle urne, attento a curare le sue più pretenziose clientele. Ma anche se l’Europa chiudesse due occhi, quel che è avvenuto è profondamente ingiusto per gli italiani. Per le imprese e le famiglie che l’Imu la stanno pagando sino all’ultimo euro, per gli esodati beffati, per i malati di Sla costretti a mortificanti esibizioni, per i Comuni che boccheggiano, per il paese intero insomma che può sopportare la stretta di cinghia fino all’ultimo buco ma non che gli si sbatta in faccia un così monumentale disuguaglianza all’insegna di una patente ipocrisia. Perché di questo si tratta. Qui nessuno discute lo straordinario serbatoio di solidarietà e servizi che viene dal mondo cattolico e dagli enti no profit. Il punto è un altro. Le norme europee ma anche i nostri fondamentali principi costituzionali ci dicono che se un ente svolge attività benefica in un determinato immobile è senz’altro possibile esentarlo dalla relativa imposta. Ma se invece svolge attività economica che produce ricavi, lì deve pagare l’Imu come chiunque altro. Pretenderne l’esenzione solo perché i ricavi andrebbero (in teoria) in un complessivo gruppo che fa anche beneficenza vuol dire abusare del buon senso prima ancora della legge. Perché a quel punto la beneficenza non la fanno loro ma noi cittadini e le nostre pubbliche casse. Io offro e tu paghi, non va bene al bar; e va ancora peggio nei rapporti che formano il contratto sociale di una comunità, di uno Stato. Questo dice l’Europa quando giustamente evidenzia che non basta che un’attività non produca profitti e dividendi per potersi dire “non economica” e quindi giustificare l’esenzione. Ed è questo che il Consiglio di Stato ha per ben due volte intimato al Governo di garantire. Invano.
Il Governo avrebbe dovuto almeno dichiarare lealmente il proprio dissenso dal parere dei giudici e spiegarne le ragioni se mai ve ne fossero di ostensibili. Invece dichiara di adeguarsi ma poi volutamente lo elude e contraddice nei punti essenziali; sostanzialmente rieditando la circolare Tremonti che aveva dato luogo all’avvio della procedura di infrazione europea. Gravissima è pure la ferita nei rapporti istituzionali. Finalmente le camere approvano una legge che prevede uguaglianza sull’Imu. L’Europa apprezza e ferma la procedura sanzionatoria. Ma il Governo che fa? Si auto attribuisce con un codicillo una delega per ridare alla Chiesa il regalo indebito che le Camere finalmente avevano tolto. Ora quel decreto legge è all’esame del Senato per la conversione. Se ci fosse un rigurgito di dignità dei partiti dovrebbero loro far saltare il codicillo invalidando con esso le norme regolamentari che recano l’incredibile ampia esenzione e che l’esecutivo si è affrettato a mandare in Gazzetta volendo all’evidenza far leva sul fatto compiuto. Sogniamo ad occhi aperti un finale inaspettato. I partiti spreconi e clientelari che in un rigurgito di dignità tirano le orecchie al governo del rigore pescato su uno scivolone di spreco e disuguaglianza. Ovviamente non avverrà.


Fonte:  giacomosalerno

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