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Libia: Ombre sull'attacco di Bengasi



"Troppo cordinato per essere spontaneo" così un ufficiale dell'intelligence americana definisce l'attaco costato la vita all'ambasciatore Stevens. Dubbi anche sulla vera identità del regista.
Forti ombre si addensano sull'attacco di Bengasi che è costato la vita all'ambasciatore americano in Libia.

Una fonte anonima dell'intelligence USA ha definito l'attacco "troppo cordinato e professionale per essere spontaneo". 

Funzionari americani ed europei ha dichiarato che mentre molti dettagli circa l'attacco sono tutt'ora poco chiari, gli assalitori sembravano organizzati, ben addestrati e pesantemente armati, e sembravano avere almeno un certo livello di pianificazione anticipata. I funzionari hanno detto che vi erano indicazioni che i membri di una fazione militante che si fa chiamare Ansar al Sharia - Sostenitori della Legge Islamica - sono state coinvolti nell'organizzazione l'attacco al Consolato degli Stati Uniti. "È raro che un RPG7 (un'arma portatile anticarro, ndr) sia presente in una protesta pacifica" hanno affermato fonti ufficiali americani. Ma i funzionari ritengono che sia troppo presto per dire se l'attacco fosse collegato all'anniversario dell'attacco alle Twin Towers, anche se questa ricostruzione sembra non convincere gli esperti.

Alcuni analisti i sono spinti a definire l'attacco all'ambasciata americana come una vendetta per l'omicidio, avvenuto lo scorso giugno, del numero due di Al Qaeda Abu Yahya al-Libi. Morte confermata nei giorni scorsi da Al-Zawahiri.

Secondo quanto affermato dalla Quilliam Foundation - un think tank con base a Londra guidato da uno dei leader della rivolta anti Geddafi - l'assalto al consolato di Bengasi si è svolta in due fasi. Dopo la prima ondata di proteste, i funzionari americani hanno organizzato l'evacuazione del Consolato da parte delle forze di sicurezza libiche. Mentre l'evacuazione era in corso, una seconda ondata di attacchi è stata avviata nei confronti di funzionari statunitensi che erano già stati spostate in un luogo apparentemente sicuro. Dal canto suo, il vice-ministro degli interni libico, Wanis al-Sharif, ha rilasciato dichiarazioni contraddittorie e difensive circa l'attacco. Ha riconosciuto di aver ordinato il ritiro delle forze di sicurezza dalla scena nelle prime fasi della protesta con l'obiettivo di evitare il confronto diretto con i manifestanti arrabbiati. Il vice ministro ha ammesso di aver sottovalutato l'aggressione dei manifestanti, ma ha criticato l'esiguo numero di guardie all'interno della missione e la loro risposta ai manifestanti, affermando che probabilmente essa ha esasperato ulteriormente gli animi.

Il film

In tanti adesso cercano di capire di più del film che, almeno come ritenuto inizialmente, è stato la causa delle rivolte. Molti giornalisti sono sulle tracce di quello che si pensa sia il regista del film, Sam Bacile. Per adesso nessuno è riuscito a mettersi in contatto con lui, e di lui non c'è traccia.

Jeffrey Goldberg, corrispondente del giornale americano The Atlantic, è riuscito a mettersi in contatto con Steve Kleim, un attivista militante cristiano in California, definito da alcuni giornali come il consultant del film "The Innocence of Muslims". Kleim, che dice di aver incontrato il regista per un'ora, nega che sia di origine israeliana e si dice incerto anche sulla sua origine ebraica, come in un primo momento riportato dalle agenzie internazionali. Lo stesso Kleim afferma che Sam Bacile non è il vero nome, ma più probabilmente è uno pseudonimo. L'attivista cristiano dice che erano circa 15 le persone associate alla produzione del film: "Vengono dalla Siria, Turchia, Pakistan, sono alcuni che sono dall'Egitto. Alcuni sono copti, ma la stragrande maggioranza è evangelica".

Un'attrice californiana, Cindy Lee Garcia, che appare nel film, afferma che era inconsapevole che le riprese fossero sulla vita di Maometto dato che era stata scritturata per un film storico a basso costo chiamato "i guerrieri del deserto". Secondo l'attrice nessuno dei personaggi scritturati era identificabile con la figura del profeta Maometto.

Garcia racconta che in una scena è stata costretta a consegnare suo figlia ad un personaggio chiamato Master George. Ma nel trailer di 13 minuti postato su internet il suo personaggio, doppiato, si rivolge a Maometto. 

E vedendo il trailer del film anche la storia dei cento finanziatori ebrei che avrebbero sborsato 5 milioni di dollari per la realizzazione del film sembra non reggere. 

Fonte: Nena News.

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