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LA FEBBRE DEL GIOCO



I numeri che ruotano attorno al comparto sono da capogiro: nel solo 2011, la raccolta netta è stata di 79,9 miliardi di euro, con un numero di addetti che supera le 100 mila unità. Il decreto Balduzzi? E' l'ennesima manovra di uno Stato miope, che ricalca quanto già fatto per alcol e sigarette.
 Con il divieto di pubblicizzare lotterie e scommesse, previsto dal pacchetto sanità del ministro della Salute Renato Balduzzi la salute degli italiani sarà davvero tutelata? Quali saranno le conseguenze? Siamo di fronte a una clamorosa svolta dello Stato bisca, l'Italia, uno dei Paesi dove si gioca di più al mondo?
Se la pubblicità è l'anima del commercio, vietare quella di tutti i giochi finalizzati alla riscossione di denaro potrebbe significare una bastonata clamorosa alle casse erariali. Perché i numeri che ruotano attorno al comparto sono da capogiro.

Il pacchetto Balduzzi potrebbe abbassare la raccolta complessiva lorda di un settore che nel 2011 si è attestata attorno ai 79,9 miliardi di euro. Una montagna di soldi con un "payout", ovvero le vincite che ritornano ai consumatori-giocatori, che è stato altrettanto consistente: circa 61,5 miliardi (una percentuale pari al 77% del totale). La raccolta netta del 2011 ha raggiunto all'incirca i 18,4 miliardi di euro, di cui 8,7 miliardi di euro finiti nelle casse dello Stato come gettito erariale, e i restanti 9,7 miliardi suddivisi in queste percentuali: il 50% alla rete commerciale ossia punti vendita, bar, tabacchi; il 30% alle imprese concessionarie di Stato per i diversi servizi pubblici di gioco (scommesse, apparecchi da intrattenimento, giochi numerici, online, Bingo, eccetera) e il restante 20% agli altri soggetti della filiera. Queste cifre sono la prova concreta di quanto sia fruttifero il settore, senza contare che secondo i dati forniti dalla Camera di Commercio di Milano, l'industria dei giochi si compone di circa 5.800 imprese con una crescita significativa (oltre il 17%) nel 2011 rispetto all'anno precedente. Oltretutto sono più di 140.000 i punti di vendita sparsi su tutto il territorio nazionale: per la maggior parte di queste attività la commercializzazione delle varie tipologie di gioco è diventata nel tempo una fonte di reddito importante e di rilevante supporto nella copertura dei costi dell'esercizio al punto che spesso un bar sopravvive più grazie a una slot machine che ai caffè e alle brioches. Nel comparto del gioco legale sono occupate complessivamente oltre 100.000 persone, così distribuite: 20 mila operatori direttamente impiegati nel settore (dipendenti dei concessionari, dei gestori e produttori di apparecchi, i lavoratori dell'indotto) e gli 80 mila addetti dei punti di vendita - agenzie di scommesse, tabaccherie, eccetera - che si dedicano alla gestione dell'attività di gioco.

Leggiamo sulla bozza del decreto salute che «sono vietate le comunicazioni commerciali audiovisive e radiofoniche, dirette o indirette, che inducano all'acquisto di prodotti o alla partecipazione ad attività di gioco, quali lotterie, concorsi a premio, scommesse sportive, New Slot o ad attività, anche online, comunque denominate finalizzate alla riscossione di somme di denaro, la cui vincita sia determinata esclusivamente dal caso». Il pacchetto Balduzzi avrà la forza di ridimensionare queste cifre, abbassando la temperatura della febbre degli italiani per le lotterie? A ben guardare, questa proposta sembra piuttosto l'ennesima - abilissima - manovra, già sperimentata con successo con altri prodotti ambivalenti perché fonte di guadagno per lo Stato, ma dannosi per la salute. Anche il gioco legale sta seguendo l'iter che in precedenza hanno percorso l'alcool e le sigarette. Di entrambi oggi è proibita la pubblicità, ma si fuma e si beve ugualmente: oltretutto i giovani ne sono i principali consumatori. È l'abituale strategia di uno Stato miope, articolata in due fasi: abbiamo un prodotto che può riempire le nostre casse, lo pubblicizziamo. Si crea la dipendenza, l'abitudine (Fase 1). La pubblicità non serve più. Allora la si sospende, ma il prodotto continua ad essere smerciato. E il consumo continua. Quindi con il pacchetto Balduzzi nessun pericolo per gli introiti derivati da lotterie istantanee, Gratta e Vinci, Win for Life e dalla marea di altre sigle e siglette, i sogni a buon mercato per l'italiano che si illude di risolvere tutti i problemi grattando con una monetina una strisciolina argentata.

Il marketing ha fatto il suo dovere e ora non serve più perché la pubblicità dei prodotti sarebbe comunque infinitamente meno invadente della reale offerta dei prodotti stessi: negli uffici postali, alle casse dei supermercati e degli autogrill, nelle tabaccherie, nei bar, le lotterie istantanee non sono pubblicizzate. I biglietti sono esposti, appesi come lenzuolini, pronti per essere acquistati. Le slot stanno lì, accese, pronte all'uso. Il pacchetto Balduzzi nella parte relativa alla limitazione della pubblicità del gioco legale ridimensiona certamente la situazione, ma non la modifica nella sostanza. Di fatto si tratta di una proposta che solo in apparenza tutela la salute del cittadino. Perché poi, a bilanciare il colpo, la solita spallata (scorretta), ossia l'eliminazione dalla bozza dello stesso decreto - quella sì una proposta valida - dell'obbligo della distanza minima fra sale giochi, esercizi con slot machine e scuole. L'abitudine al gioco è ormai talmente radicata negli italiani che la Fase 2 può avere inizio.

Fonte: cadoinpiedi

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