Passa ai contenuti principali

Afghanistan, l'assordante silenzio delle bombe italiane



La guerra, forse, è anche un fatto di abitudine. Ci si abitua ai morti, dunque anche alle bombe. La notizia che gli Amx italiani hanno bombardato, probabilmente molte volte, la provincia di Farah, riportata una settimana fa dal Sole24Ore, non ha suscitato grandi polemiche. Anzi, nessuna. Un silenzio assordante assai simile a quello che seguì le dichiarazione di Giampaolo Di Paola nel gennaio scorso, quando al ministro ammiraglio in abiti civili riuscì quello che al ministro civile in divisa Ignazio La Russa non era riuscito: nel novembre del 2010 aveva incautamente proposto di armare i nostri aerei in Afghanistan. Allora ci fu una levata di scudi. Adesso nulla.

Abbiamo appreso che non si tratta di giocattolini ma di bombe da 250 chili (500 libbre), ma la vera notizia è il silenzio che ha circondato la vicenda. Scritta da Gianandrea Gaiani (direttore di Analisi Difesa) per il giornale di Confindustria, la notizia gli viene riferita da fonti anonime che obbligano però il generale Luigi Chiapperini, comandante della missione in Afghanistan, a confermarla a una giornalista di Libero che si trova con altri colleghi “embedded” a Camp Arena, la base militare Nato di Herat sotto comando italiano. A Camp Arena si erano ben guardati però dall\'avvisare i colleghi delle operazioni in corso. Ma una volta denudato il re, le conferme piovono come l'acqua: dal comandante della Task Force South, colonnello Francesco Paolo D'Ianni (su Cybernaua.it) a Francesco Tirino, portavoce del contingente italiano in Afghanistan, che candidamente spiega a E-il mensile che le missioni si sarebbero addirittura «moltiplicate» nelle ultime settimane con il «lancio dell’operazione Shrimp Net». Ancora Chiapperini conferma al Giornale «che i bombardamenti sono iniziati subito dopo il 28 gennaio» con il via libera del ministro Di Paola. Mancava solo la voce ufficiale dello Stato maggiore della Difesa (vedi intervista a fianco) su una vicenda a dir poco controversa e che sembra far carta straccia, nel silenzio più assoluto, delle prerogative del parlamento. Tutto comincia il 18 gennaio scorso.

Il protagonista è l\'ammiraglio Di Paola, l'autore di una riforma del sistema di Difesa contro cui è stata scatenata la campagna “Tagliamo le ali alle armi”, forte di 75mila mail inviate ai parlamentari perché si sveglino sulle intenzioni del ministro. Si presenta a una sessione congiunta di Camera e Senato con un linguaggio sibillino: «Intendo far sì che i nostri militari e tutti i loro mezzi schierati in teatro siano forniti delle dotazioni e capacità necessarie a garantire la massima sicurezza possibile del nostro personale e dei nostri amici afgani e alleati...». Nessuno obietta. Qualche giorno dopo però una nota dell'Ansa – è il 28 gennaio – spiega che «le bombe andranno sugli Amx italiani, ma non sui predator». Poi Di Pala va oltre: «Tutti i mezzi che abbiamo verranno utilizzati sulla base di tutte le loro capacità, perché noi abbiamo il dovere oltre che il diritto di difendere i nostri militari, i nostri amici afgani e i nostri alleati ... i predator italiani non hanno queste capacità e quindi non le possono usare». Di Paola si guarda bene dall\'usare la parola “bombe” ma qualcuno se ne accorge lo stesso: la frase non piace al senatore Pd Marco Perduca che (con la radicale Poretti e gli Idv Pedica e Caforio) propone un ordine del giorno che impegni il governo «a rimettere al Parlamento la decisione sull'uso di ordigni bellici a caduta libera o guidata da parte dei velivoli dell\'Aeronautica militare italiana impiegati in Afghanistan». L'Odg però non viene accolto.

Cala il sipario fino a luglio, quando “esplode” la notizia proprio mentre è in corso il vertice di Tokyo sull'Afghanistan. La rete «Afgana» rileva come il governo giochi una partita «bifronte»: a Tokyo l'Italia si spende per la pace e i diritti di donne e società civile mentre a Farah bombarda. Flavio Lotti, della Tavola della pace, che già in gennaio si era infuriato e che, proprio nei giorni scorsi, ha incontrato i responsabili del Pd delle commissioni di esteri e difesa di Camera e Senato, chiede loro ufficialmente di fare un'interrogazione al ministro. «Ma – dice oggi – finora non ho registrato nessuna azione, se non, quel giorno, un discreto imbarazzo. Se è questo quello che facciamo in Afghanistan, credo che sia la goccia che fa traboccare il vaso. Bisogna ritirare immediatamente i nostri soldati anche perché, a quanto pare di capire, questi bombardamenti non sono un novità». Lo dice anche il generale Mini, autore di “Perché siamo così ipocriti sulla guerra?”. «Bombardiamo con gli Amx? Se è per quello, gli elicotteri Mangusta possono fare anche più male. Hanno fatto almeno 300 missioni. Proprio qualche settimana fa un collega mi ha parlato di un\'operazione con 60 “insorti” uccisi. Non erano Amx ma elicotteri».

Secondo Mini «a quanto sembra di capire gli americani hanno fatto la voce grossa con gli alleati. Hanno chiesto di dimostrare unità di intenti. Ecco la risposta: per dimostrare loro che l'Italia c'è». Gli chiediamo cosa ne pensa della voce secondo cui il ministro Di Paola, che ha già un passato Nato alle spalle, concorrerebbe volentieri per la poltrona del dopo Rasmussen. «Se fosse davvero così – risponde - allora altro che venir via presto.... Vorrebbe dire che dovremmo rimanere anche dopo il 2014. Perché un italiano diventi segretario generale della Nato bisogna offrire in cambio qualcosa».

Fonte: perlapace.it

Commenti

Post popolari in questo blog

SPUTAVA NEI PIATTI DEI DEPUTATI. LICENZIATA CAMERIERA DELLA BUVETTE

In Italia spero non vengano licenziati e spero esistano tanti camerieri come lei! Iulia Borshenko, una delle cameriere che lavora nella buvette del Parlamento ucraino, è stata licenziata in tronco poiché era solita sputare nei piatti dei deputati. La notizia è stata diffusa da RSI.ch. La donna, che è stata individuata dopo una breve indagine ed una serie di reclami, ha giustificato così il suo gesto: “È stata la mia vendetta perché hanno portato il Paese alla rovina”. “Pensate che noi abbiamo un buon salario alla Supreme Rada cafeteria. Per nulla, solo 3200 grivnie (circa 390 dollari) al mese, che non sono nulla se vivete nella capitale ucraina. Ho lavorato lì per quattro anni solo perchè questo mi consentiva di vendicarmi contro i parlamentari per ciò che fanno al Paese e alla gente. Se qualcuno pensa che io mi penta di quello che ho fatto, si sbaglia: io seguo la mia posizione politica”.

Dieci volte peggio dei nazisti di Piergiorgio Oddifreddi

(Quest'articolo e' apparso per poco tempo sul blog autori di Repubblica online). Uno dei crimini più efferati dell’occupazione nazista in Italia fu la strage delle Fosse Ardeatine. Il 24 maggio 1944 i tedeschi “giustiziarono”, secondo il loro rudimentale concetto di giustizia, 335 italiani in rappresaglia per l’attentato di via Rasell a compiuto dalla resistenza partigiana il 23 maggio, nel quale avevano perso la vita 32 militari delle truppe di occupazione. A istituire la versione moderna della “legge del taglione”, che sostituiva la proporzione uno a uno del motto “occhio per occhio, dente per dente” con una proporzione di dieci a uno, fu Hitler in persona. Il feldmaresciallo Albert Kesselring trasmise l’ordine a Herbert Kappler, l’ufficiale delle SS che si era già messo in luce l’anno prima, nell’ottobre del 1943, con il rastrellamento del ghetto di Roma. E quest’ultimo lo eseguì con un eccesso di zelo, aggiungendo di sua sponte 15 vittime al numero d...

La Gelmini insulta i precari

Stamattina anche il quotidiano della Conferenza Episcopale Italiana L'Avvenire ha criticato il ministro Gelmini, colei che ha messo la faccia alla nuova riforma dell'istruzione. "Nell'anno scolastico che sta per cominciare non si guardi ad altri interessi che non siano quelli dei ragazzi, non si sfrutti il loro nome per richieste e pretese, per quanto comprensibili. Non si faccia carriera sulla loro pelle. Il che vale per il Ministro, e per ogni adulto che ha una funzione nella scuola". Una conferenza stampa per rispondere ai precari. Il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini ha scelto questa modalità per “dialogare” a chi ha organizzato un sit in di protesta davanti a Montecitorio. E qui, come in diverse parti d’Italia, ci sono anche precari che stanno facendo lo sciopero della fame. Ha cercato di giocare d’attacco, dunque, il ministro, spiegando: “Noi capiamo la sofferenza di molti docenti che hanno studiato per avere un posto che poi non hanno. Ma eredit...