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In vista degli Europei, in Ucraina 300 morti in due anni

E' il carbone l'oro nero dell' Ucraina. Solo l'anno scorso l'ex repubblica sovietica ne ha estratto dalle profondità della terra ben 82 milioni di tonnellate. Ma a costo di centinaia di vite umane. Esplosioni e crolli in miniera hanno ucciso quasi 300 minatori tra il 2010 e il 2011, ma il numero sale abbondantemente sopra i 5.000 se si fa partire il bilancio dal 1991. E si tratta di dati ufficiali, che non includono i minatori morti nelle tante miniere illegali. Si concentra nel Donbass, il bacino del fiume Donec che scorre nell'Ucraina orientale, la maggior parte delle miniere di carbone del Paese che si prepara a ospitare 'Euro 2012' assieme alla Polonia. Ed è sempre in quest'area che, a causa delle attrezzature obsolete e delle misure di sicurezza inadeguate, gli 'shaktior' rischiano ogni giorno la vita per alcune centinaia di euro al mese, come raccontano all'ANSA. La miniera 'Skocinski' "è la più pericolosa di tutta l'Ucraina", ci tiene subito a precisare il presidente del sindacato dei minatori di Donetsk, Ievgheni Bondarenko, non senza un pizzico di orgoglio, perché lui in quella miniera ci ha lavorato. "E' profonda 1.200 metri e si trova in una zona ricca di gas: per questo ci sono spesso delle esplosioni. Per fortuna -aggiunge - sono già due anni che non ci sono incidenti mortali". L'ultimo è avvenuto nel 2010: ancora un'esplosione. "Sono morte cinque persone - spiega sempre Bondarenko - mentre più di 20 sono rimaste ferite, ustionate o intossicate dal gas". Di morte gli 'shaktior' parlano malvolentieri, il clima è goliardico: serve a esorcizzare la paura. "Sono proprio ben messi fisicamente - dice un minatore indicando dei colleghi che iniziano il proprio turno - è un lavoro da 'nastoiashie mushini' (veri uomini), rende forti". Anatoli lavora nella stessa area della miniera dove è avvenuto l'ultimo incidente. "Certo che conoscevo le persone che sono morte. Lavoravamo fianco a fianco", dice diventando improvvisamente serio. "Il capoturno era il più anziano, aveva 51 anni credo. Slavik ne aveva 27 o 30. E gli altri avevano più o meno la stessa età. Tkacenko aveva più di 40 anni, 41 mi pare", ricorda mentre le immagini della tragedia sembrano scorrergli davanti. I cadaveri, spiega uno degli ingegneri della miniera, li hanno trovati semi nudi: la violenza dell'esplosione ha strappato loro i vestiti. La miniera 'Skocinski' appartiene allo Stato, ma incidenti del genere si verificano quasi ogni giorno anche nelle miniere di proprietà privata, al punto che anche sui media ucraini se ne parla raramente. Forse anche per non pestare i piedi a qualche oligarca che si arricchisce con il carbone, ma senza investire adeguatamente nella sicurezza delle miniere. La musica cambia se c'é un grave disastro, con decine di morti, come quelli del 29 luglio scorso, quando una fuga di metano misto ad aria ha ucciso 28 persone che stavano lavorando a più di 900 metri di profondità in una miniera di proprietà del patron del club di calcio Shaktar Donetsk, Rinat Akhmetov, l'uomo più ricco d'Ucraina. Poche ore dopo, in un'altra miniera, questa volta di proprietà pubblica, un ascensore è caduto uccidendo undici minatori. L'incidente peggiore resta però quello avvenuto a circa mille metri di profondità nella miniera di Zadiadko, sempre vicino a Donetsk, dove nella notte del 18 novembre di cinque anni fa un'esplosione uccise 101 persone. Dalle miniere "si estrae carbone senza sosta, 24 ore su 24, sette giorni su sette", spiega il responsabile sindacale della miniera 'Skocinski', Viktor Malov. Così anche la 'Skocinski', con i suoi 2.590 minatori, non fa eccezione: "Si lavora in quattro turni giornalieri da sei ore - precisa il sindacalista -il primo inizia alle 2.30 di notte e finisce alle 8.30 del mattino, il secondo comincia alle 8.30 e va avanti fino alle 14.30, e così via, senza nessuna pausa". L'industria mineraria e quella siderurgica hanno stravolto il paesaggio del Donbass. Nei dintorni di Donetsk non si contano i terakoni, delle vere e proprie colline nere e rossastre formate dall'accumulo di scorie minerarie e diventate ormai un'attrazione turistica. "Sono davvero belli, cambiano colore con il cambiare del clima", sostiene un abitante. Nella vicina Mariupol, anche in una assolata giornata di primavera, i visitatori sono accolti da una nube beige che si propaga dalle ciminiere delle fabbriche: numerose industrie per la lavorazione dei metalli scaricano infatti sostanze tossiche nell'atmosfera e nel mare, spesso senza utilizzare i filtri che la legge richiede. Fonte: Ansa

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