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Corruzione, reale problema italiano



Mentre Veltroni e Vendola si scannano sull’ap -
passionante quesito se Monti sia di sinistra o
di destra e Bersani non trova di meglio della
Fornero come modello femminile da contrapporre
a Belén, ci permettiamo – se non è troppo
disturbo – di segnalare a lorsignori un tema appena
appena più urgente: la legge anti-malaffare, che ci permetterebbe
di recuperare qualcuno dei 180 miliardi
mangiati ogni anno da corruzione ed evasione fiscale.
A meno che qualcuno non ritenga che l’articolo 18 ci
costa più del malaffare. Il periodo storico è fra i più
propizi: vale la pena approfittarne, prima che le acque
dell’indifferenza si richiudano. La ministra Paola Severino,
intervistata da Lucia Annunziata, ha preso impegni
importanti. Perché centrosinistra e Terzo Polo non
la prendono in parola e si appropriano di questa bandiera,
finora sventolata dal solo Di Pietro? Il Parlamento
è lo stesso di Ruby nipote di Mubarak, ma la paura
di sfidare l’impopolarità potrebbe costringere qualche
peone del Pdl e soprattutto della Lega a staccarsi dal
partito dell’impunità. In ogni caso vale la pena provarci.
Noi, a rischio di apparire ripetitivi, incalzeremo fino
alla noia su dieci punti irrinunciabili, tratti dalle
proposte del Fatto , dall’intervista che ci ha concesso il
pm Greco, dalla Convenzione di Strasburgo 1999 mai
ratificata dall’Italia e dalle direttive Ocse.
1) La prescrizione si interrompe al momento della
richiesta del rinvio a giudizio o del rinvio a giudizio.
Cancellata l’ex-Cir ielli.
2) Il falso in bilancio torna a essere quello che era fino
al 2001: reato di pericolo e non di danno, perseguibile
sempre d’ufficio (senza bisogno di querela), senza
soglie di non punibilità, senza esenzioni per i falsi
qualitativi e con pene più severe di quelle precedenti,
per consentire custodia cautelare e intercettazioni.
3) Per i reati fiscali pene più alte (con custodia
cautelare e intercettazioni) e niente soglie di non
punibilità.
4) Pene più alte anche per la corruzione, estesa anche
ai casi dove non figura il pubblico ufficiale: cioè alle
società private.
5) Viene istituito il reato di traffico di influenze illecite,
per punire chi promette di spendere la sua posizione
per influenzare decisioni della Pubblica
amministrazione in cambio di soldi.
6) Viene istituito il reato di autoriciclaggio, per punire
chi accumula o aiuta ad accumulare denaro
illecitamente (con tangenti, evasione, estorsioni,
traffici di armi, di droga, di esseri umani...) e poi
provvede anche a nasconderlo o a reinvestirlo.
7) Il reato di abuso in atti d’ufficio torna alla versione
pre-1997: è punito chi abusa del suo ufficio per
favorire o danneggiare qualcuno anche senza finalità
patrimoniali e le pene vengono aumentate per
consentire custodia cautelare e intercettazioni.
8) Per garantire l’“e n fo rc e m e n t ” (un’or ganizzazione
adeguata a combattere questi reati, come ci chiede
l’Ocse), nasce un’Autorità indipendente dai partiti per
coordinare i vari organismi preposti all’accer tamento
(forze di polizia, Agenzia delle Entrate, Consob,
Bankitalia) e garantire la trasmissione alla magistratura
di ogni notizia di reato. Il denaro recuperato viene
interamente devoluto all’autofinanziamento del
servizio Giustizia.
9) Riforma del finanziamento ai partiti: divieto di
ricevere denaro da società pubbliche o miste; liberi
contributi da quelle private, purché registrati nei
rispettivi bilanci (a partire da 5 mila euro, e non da 50
mila come ora); rimborsi elettorali pubblici
condizionati alla documentazione delle spese
sostenute (fatture, ricevute, scontrini) e sottoposti a
un tetto massimo invalicabile.
10) Responsabilità giuridica dei partiti, con bilanci
certificati e verificati dalla Corte dei conti, e con regole
ferree di democrazia interna (tesseramento, congressi,
primarie). Chi sgarra perde i rimborsi elettorali e paga
multe salatissime. Cioè fallisce.
Non sappiamo se questi dieci comandamenti siano di
destra o di sinistra. Ma sappiamo che sono giusti. Chi
ci sta si faccia avanti.

Marci Travaglio

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