“Sono qua a dieci metri d’altezza,
all’altezza dei cavi elettrici. Vedo sotto i rocciatori che si stanno
preparando con le corde. Vediamo quanto riesco a resistere”. Queste le
ultime parole pronunciate da Luca Abbà il ragazzo che si è arrampicato
su un traliccio prima della scossa elettrica e del conseguente schianto
al suolo. La prognosi resta riservata, anche se i medici sembrano
escludere il pericolo della vita. Tutto questo, però, è il frutto del
clima avvelenato tra lo Stato che procede alla realizzazione della Tav e
i manifestanti che cercano di bloccare i lavori, motivazioni immutate
da una ventina di anni. Uno scontro che non si arresta nemmeno di fronte
a questa tragedia sfiorata.
Il progetto modificato, una quasi vittoria del movimento. E
mentre i manifestanti continuano a protestare, in pochi sanno che il
progetto è stato modificato e che buona parte delle motivazioni che
spingono i No Tav a protestare è superata. Infatti, i lavori saranno
divisi in due fasi. La prima prevede solo la realizzazione della
galleria di base, cancellando di fatto i cantieri in Bassa Val di Susa.
Non verrà realizzata in Val di Susa una seconda linea ma quella
“storica” verrà rimodernata per consentire il passaggio del Tav. Il
progetto per la realizzazione della seconda linea è stato per ora
rinviato. Sono infatti sorti problemi di fattibilità. Tutto è rimandato
al 2023 quando sarà valutato se sarà necessario realizzare una seconda
linea in valle oppure mantenerne una sola mista. Saranno, a tal
proposito valutati i dati sulla reale crescita del traffico merci: il
tutto è stato studiato anche per accogliere le istanze dei sindaci da
sempre contrari agli scavi e alla realizzazione dei tunnel in valle.
Una Tav low cost. Nel
frattempo, grazie alla divisione per fasi, si iniziano a contare i
vantaggi economici: operando in questo modo, a partire da quest’anno e
nel giro di un decennio (fino al 2023) all’ Italia toccherebbe spendere
poco meno di 3 miliardi di euro, sempre se si riuscirà a sfruttare in
toto i finanziamenti europei (stimati tra il 30 e il 40% del totale).
Governo: “siamo aperti al dialogo”.
Soprattutto dopo il tragico episodio che ha coinvolto Abbà, sono
arrivati segnali di distensione da parte degli esponenti del governo:
sia Corrado Passera, ministro delle Infrastrutture, sia Annamaria
Cancellieri, ministro dell’Interno, hanno dichiarato di voler proseguire
con i lavori, ed hanno auspicato un confronto con il movimento No Tav a
patto che non si travalichi un normale dialogo civile.
Manca un’analisi oggettiva del costi/benefici. Dal
movimento è stata inoltrata alla Presidenza del Consiglio, un “Appello
di ripensamento del progetto sulla base di evidenze economiche,
ambientali e sociali”, recante la firma di circa 360 professionisti, tra
docenti, scienziati e medici. Con la speranza che possa davvero
instaurarsi una proficua collaborazione tra governo e rappresentanti
della Val di Susa, è necessaria oggi una chiara ed oggettiva stima dei
costi/benefici tali da evitare qualsiasi strumentalizzazione.
Fonte: diritto di critica
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