Sabato 11 febbraio è stata una giornata
di mobilitazione in tantissime piazze europee dove, nonostante il gelo a
dir poco polare, migliaia e migliaia di persone hanno espresso il loro
dissenso nei confronti di Acta, ovvero la nuova disposizione legislativa
che si propone di limitare le libertà digitali. A Berlino come Parigi,
senza dimenticare Roma, Praga, Sofia e tante altre ancora, è esplosa la
protesta di coloro che si battono per un web libero da vincoli e senza
bavagli di alcun tipo. L’ACTA, acronimo di Anti-Counterfeiting Trade Agreement è
un trattato intergovernativo che impegna gli Stati firmatari ad
applicare norme severe per contrastare la pirateria digitale e la
contraffazione di materiale; questo trattato commerciale è stato coperto
da segreto per circa tre anni proprio per evitare qualsiasi critica
che ne rallentasse la stesura e può contare già sulla firma di circa 40
Stati e sulla importante adesione di grandi multinazionali che sono di
grande sostegno ai Paesi aderenti, anche e soprattutto, per proteggere i
loro interessi.
Ma come inciderebbe Acta sulla vita degli utenti?
Innanzitutto questo accordo renderebbe possibile per qualsiasi azienda
di chiedere agli Internet Service Provider i nominativi di coloro che
usufruiscono di contenuti coperti di copyright, e questo avverrebbe senza l’intermediazione di un giudice.
E più in generale, le nazioni con Acta si pongono l’obiettivo di
contrastare qualsiasi materiale contraffatto (dove per “contraffatto”
s’intende qualsiasi imitazione di un contenuto), finendo per incidere
sulla condivisione di materiali quali film e musica, com’è accaduto
recentemente per Megaupload, e nondimeno sull’attività
di ricerca, dove sono tante le imprese che per svolgere la loro attività
si servono quotidianamente dei brevetti altrui. Quanti avanzano accuse
inoltre, sarebbero autorizzati a fare una perizia del danno subito, senza rivolgersi ad organismo indipendente.
Le mobilitazioni dei giorni scorsi hanno
già sortito gli effetti sperati, soprattutto nell’Europa dell’Est
diversi governi hanno fatto sapere non adeguare la normativa nazionale
al trattato, mentre un rinvio della firma è stato deciso dal governo
tedesco.
Le discussioni intanto, andranno avanti
al Parlamento europeo nelle prossime settimane, dove la ratifica è
prevista entro giugno. Per chi volesse ancora esprimere il proprio
dissenso nei confronti dell’Acta, non ha che l’imbarazzo della scelta.
Firmare la petizione su agorà digitale o su avaaz.org,
due associazioni da sempre impegnate nel settore: la democraticità e la
massima trasparenza delle decisioni passano soltanto attraverso una
rete libera da qualsivoglia limitazione.
Fonte: Diritto di critica
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