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I nemici della Camorra e di Cosentino




I“casalesi”. Otto lettere diventate ormai un brand tristissimo, un marchio d'infamia che si è appiccicato addosso ai 21 mila abitanti di Casal di Principe. Tutti. Onesti e malacarne, camorristi e politici amici dei camorristi, uomini e donne che la camorra la combattono da anni e indifferenti, che si limitano a guardare e a convivere col potere dei boss nella terra dei “mazzoni”. Terra di paludi e bufale, che Benito Mussolini disprezzava al punto da decidere la soppressione della Provincia di Caserta. “Una plaga – disse nel
discorso alla Camera del 26 maggio 1927, ricordato da Gigi di Fiore nel suo libro L ' I m p e ro che sta tra la provincia di Napoli e quella di Roma. Terreno paludoso e stopposo, malarico, abitato da una popolazione che fin dai tempi dei Romani aveva una pessima reputazione ed era chiamata terra di latrones...”. “I mazzonari annotava l'inviato di un grande giornale nello stesso periodo conservano tutti i difetti di un popolo primitivo, tra di loro regna la legge della vendetta”. La camorra e la politica, uomini potenti come Nicola Cosentino accusati di aver intrecciato rapporti e fatto affari con boss dai nomi terribili e fantasiosi (Sandokan, 'o cecato, capastorta), hanno fatto il resto. “Ma la storia di un paese e di una intera comunità
non può essere scritta solo da chi l’ha infangata”. Parla Renato Natale, 61 anni, medico, “orgogliosamente
cittadino di Casale”. “L’Italia degli onesti deve sapere che la nostra non è solo terra di violenza e malaffare, che anche qui c’è stato e chi ha combattuto e combatte contro la camorra e la malapolitica. Anche noi abbiamo i nostri e ro i ”. Renato Natale, ‘o dottore, come lo chiamano in paese, è stato sindaco comunista di Casale negli anni Novanta. La camorra capì subito che era un ostacolo. Lo minacciarono, gli resero la
vita difficile, scaricavano camion di letame davanti al Comune per fargli capire chi comandava, progettarono anche di ucciderlo. Poi lo costrinsero a dimettersi. “Erano anni difficili – racconta –ma sia chiaro che qui
la lotta contro la camorra è stata un fatto di massa, i casalesi hanno fatto la loro resistenza e hanno i loro morti. Veri eroi civili”. Con passione e lucidità, ‘o dot Catore ne ricorda alcuni. “Tammaro Cirillo, operaio e sindacalista della Uil che si oppose e denunciò le infiltrazioni della camorra nei cantieri edili, ucciso negli anni
Ottanta, don Peppe Diana, ammazzato nella sua chiesa dopo aver denunciato i legami tra politici e boss, Mimmo Noviello, imprenditore che si opponeva al pizzo, Federico Del Prete, ambulante e sindacalista, il mio amico Tonino Cangiano, vicesidaco di Casapesenna, il paese di Michele Zagaria, reso invalido dopo un
attentato e morto vent'anni dopo. Sono i nostri eroi civili che presto ricorderemo in un museo. Un memoriale della resistenza alla camorra che racconterà il vero volto di queste terre”. Non solo ricordi, “ma anche la
narrazione di un pezzo della politica che aveva capito già trent’anni fa il vero volto di gomorra. Ricordo le riunioni nelle sezioni del Pci alla fine degli anni Settanta, quando operai, studenti, intellettuali, scrivevano che la camorra non era solo malavita organizzata, ma l'espressione criminale e violenta dell’accumulazione capitalistica. Ricordo le manifestazioni negli anni Ottanta a Casale dopo l’uccisione di tre ragazzi, ad Aversa, dopo l’assalto alla caserma dei Carabinieri, ricordo la Chiesa e i preti che continuarono a combattere anche
dopo l’uccisione di don Peppe Diana, fedeli al motto ‘in nome del mio popolo non tacerò’. Ricordo gli imprenditori che hanno resistito”. Poi, continua Renato Natale, “la gente si è sentita tradita, ha visto uno Stato assente e politici complici che con i voti dei camorristi conquistavano quote di potere a livello nazionale e si è chiusa in se stessa, ma alla fine abbiamo resistito. Oggi a Casal di Principe ci sono cooperative di giovani sui terreni confiscati ai boss, nelle ville sequestrate ci sono uffici della Polizia, c’è un diffuso volontariato che organizza scuole e centri di assistenza medica per gli immigrati. La nostra è una resistenza che dura da 35 anni, per questo vogliamo raccontarla all'Italia intera con un museo. Casal di Principe non è
solo Nicola Cosentino. Se è il politico di riferimento della camorra lo decideranno le corti di giustizia, ma la sua responsabilità politica è già chiara: la crescita del potere della camorra è stata contestuale alla sua ascesa nel firmamento politico nazionale. E questo è un fatto che neppure mille voti assolutori del Parlamento possono cancellare".

Fonte : il fatto quotidiano

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