Alcuni a Bolzano lo chiamavano Toni Cassonetto, altri Hans Cassonetto. Forse perché la città è bilingue. A Bolzano o Bozen che dir si voglia, un clochard che vive in mezzo alla spazzatura, ci si nutre, ci si veste, lo identifichi subito in quel netto candore austroungarico. Hans o Toni Cassonetto che dir si voglia, nel suo documento portava scritto Giovanni Valentin, nato sul finire della seconda guerra mondiale a Laives, paesone tedesco con masi e torri. Poi con la sua famiglia si era trasferito nella vicina Brunico.
Non ha trovato molta visibilità mediatica la triste storia di Natale di Giovanni che viveva per strada a Bolzano anche nella notte più magica dell'anno. Toni Cassonetto aveva accumulato dei cartoni e poi ha dato fuoco al suo falo'. Il sonno o qualcos'altro l'hanno tradito e le fiammelle hanno lambito i suoi miseri panni. Un lampo e Giovanni Valentin è diventato come Jan Palach a piazza San Venceslao. Un grido i soccorsi e poi nulla da fare se non piangere e maledire. Una delle tante che avvengono nelle nostre città. A novembre era capitato ad un barbone della Magliana in una baracca pasoliniana della capitale. Nella stessa notte natalizia, a Milano, una donna una senza tetto né legge, ecuadoregna, ha perso la vita in un capannone a causa di un braciere che ha divorato il poco ossigeno che circolava in quell'ambiente.
A 96 ore della tragica scomparsa di Hans Cassonetto il circo mediatico aveva già consumato il tragico rogo. A Bolzano tra qualche grappa nei bar qualcuno ricordava soltanto che il barbone della linda città non c'era piu'. Ieri, Toni Cassonetto pero' ha rifatto capolino nelle notizie con la sua lezione di completa decrescita al tempo dell'aumento di benzina più caro d'Europa.
Giovanni Valentin, nome teatrale da racconto orale alla Marco Paolini, era andato via da una casa ricca e bella da Brunico senza portarsi via niente e scegliendo la strada e la libertà. Sul letto di morte, in quella stessa casa, la mamma di Giovanni affida nel 1999 ad una cugina il compito di ritrovarlo per strada per fargli sapere quello che c'era scritto nel testamento. Non si deve molto esser scomposto Hans Cassonetto nell'apprendere che era diventato proprietario della villa di famiglia, terreni, un bosco, e duecentocinquantamila euro in contanti. Riferiscono le cronache che Giovanni disse in quell'occasione, che sarebbe andato a portare un fiore sulla tomba della madre, ma che per il resto lui era felice e libero. Non avrebbe chiesto mai nulla a nessuno, perchè lui aveva già tutto.
Sempre le stesse cronache riferiscono che il clochard di Bolzano disse anche a quella cugina che non aveva mai visto prima: «Non so a chi andranno ora i soldi e i terreni. Ma penso che sarebbe giusto donare una parte di quel denaro alle associazioni che si occupano dei senzatetto». Noi speriamo che quella cugina abbia ascoltato la volontà di Giovanni. Ho passato molte ore a parlare con clochard. Ai tavoli di un bar o al calore di un fuoco di cartoni le loro storie sono sempre biografie di donne e uomini veri circondate da misteri impenetrabili. E al finire del 2011 mi è sembrato giusto narrare la storia di Toni Cassonetto molto più pedagogica e utile dei conti pubblici al sicuro, dello spread, del nuovo catasto, perché Giovanni Valentin era lindo, il barbone più lindo della pulita e ordinata Bolzano dove ha vissuto fino al Natale del 2011.
Fonte: cadoinpiedi
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