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Se non ora quanto?



L’ossessione per Berlusconi è stata
prontamente sostituita dall’ossessione per la
Casta. C’era un improvviso vuoto di rabbia da
s fo g a re . . .”. Comincia così un’ar ticolessa
strappalcrime di Francesco Piccolo, scrittore e
sceneggiatore degli ultimi film di Nanni Moretti (ma
non del prossimo), sull’Unità. Un peana di 200, forse
300 righe, al “mestiere della politica” che “è ancora
uno dei mestieri più affascinanti”, dunque finiamola
di “delegittimare così interamente, così
intensamente, così irrazionalmente un intero
sistema politico, un’intera idea della politica”. Basta
con questa “sfiducia pregiudiziale” nei politici: chi la
nutre e la alimenta è un “qualunquista” che spiana la
strada a “un nuovo Berlusconi”. La commovente
perorazione fa il paio con le ultime esternazioni dei
capataz del Pd, sempre tesi a dimostrare che la Casta
non esiste, anzi è vittima di un “clima di odio e
dema gogia” (Rosy Bindi), mentre i parlamentari
sono dei poveracci che fanno “la spesa alla Coop”
(Marina Sereni), infatti “nei paesi evoluti non si
protesta contro la Casta, ma contro Wall Street”
(Massimo D’Alema, ignaro del fatto che in un paese
evoluto lui non farebbe politica da 40 anni senza mai
azzeccarne una). Insomma, i parlamentari italiani
“costano come in tutta Europa” e addirittura i nostri
partiti “ricevono meno che nel resto d’E u ro p a ”,
ergo bisogna “aumentare il finanziamento
p u bbl i c o ”. Chi lo dice? Il senatore Ugo Sposetti,
“tesoriere dei Ds” (un partito che non esiste più, ma
ha ancora un tesoriere), sempre all’Unità, per
“reagire alla campagna di disinformazione e
impedire che sia demolita l’immagine del lavoro del
p a r l a m e n t a re ”. Ora, a parte il fatto che per demolire
l’immagine di Sposetti basterebbe ripubblicare le
sue dichiarazioni encomiastiche del 2005 sulla
scalata illegale alla Bnl dell’Unipol del suo amico
Consorte (condannato in primo grado sia per
quell’operazione, sia per l’assalto parallelo di Fiorani
ad Antonveneta), qui non c’è nessuna campagna di
disinformazione: a parte quella di Sposetti e del
tesoriere del Pd Antonio Misiani, che ieri gli dava
ragione sul Corr iere, lacrimando sull’inadeguatezza
del “finanziamento pubblico ai partiti”. Dice
proprio così, tre volte: “Finanziamento pubblico”
(anche se alla fine parla di “rimborsi elettorali”).
Forse è bene ricordare a questi signori che il
finanziamento pubblico fu abolito nel 1993 dal
90,3% degli italiani e i soldi pubblici a palate che i
partiti han continuato truffaldinamente ad
autoassegnarsi sarebbero, in teoria, “rimborsi per le
spese elettorali”: senonché sono cresciuti del 1110%
in dieci anni e, secondo la Corte dei Conti,
ammontano al quintuplo delle spese effettivamente
sostenute nelle campagne elettorali. Una truffa nella
truffa, come spendere 1 e gonfiare la nota spese fino
a 5. E non ci sono solo i “rimbor si”, che nel 2010
ammontavano a 285.008.221 euro. Ma anche –
rammentano Stella e Rizzo – i contributi ai gruppi
parlamentari (75 milioni) e regionali (almeno altri
75 milioni). Totale per difetto: 435 milioni l’anno, 2
miliardi e rotti a legislatura. Il Parlamento, poi, costa
a ogni americano 5,10 euro, a ogni inglese 10,19, a
ogni francese 13,60 e a ogni italiano 26,33. E non c’è
democrazia al mondo dove un parlamentare
guadagni al mese 5.486 euro netti di indennità più
3.503 di diaria più 3.690 di rimborsi forfettari più
3.323 di rimborso viaggi più 4 mila per il portaborse
che tre volte su quattro è pagato molto meno, per
giunta in nero. O dove un consigliere regionale tipo
Minetti o Renzo Trota Bossi guadagni come i
governatori di Colorado, Arkansas e Maine messi
insieme. Il tutto per mantenere una classe politica
che usa il Parlamento come rifugio per inquisiti e
pregiudicati e ha un tasso medio di assenteismo del
66%. E meno male, visto che – unica in Europa con
quella greca – ci ha portati sull’orlo del fallimento.
Strana davvero questa “ossessione per la Casta”.
De v’esserci nell’aria un inspiegabile, “i m p rov v i s o vuoto di rabbia da sfogare”.

Marco Travaglio il fatto quotidiano

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