Passa ai contenuti principali

Finita l'era del quasi gratis, il ristorante del Senato si svuota e i camerieri perdono il posto





I senatori intervistati dal TG3 sul perchè non vanno al ristorante del Senato. Baldassarri (FLI): "QUi intorno ci sono almeno una ventina di trattorie più economiche.
Garavaglia (Lega): "Ma ci possono andare anche i giornalisti".
Castelli (Lega): "Ma la qualità è media, quindi..."
Tommasini (Pdl): "Non bisogna chiamare privilegi quelli che sono i diritti dei parlamentari. Il ristorante serve quando c'è necessità..."

AVARI, BUGIARDI, E MANGIAPANE A TRADIMENTO. PRIMA CI ANDAVATE PERCHE' PAGAVAMO NOI!


Per loro non è in previsione alcun corso di perfezionamento presso la prestigiosa scuola culinaria del Gambero Rosso. Quel seminario costato ai contribuenti 35 mila euro, che impegnò per settimane nel 2009 (erano altri tempi) i nove cuochi di palazzo Giustiniani, dove alloggia il presidente del Senato Renato Schifani e i palati sono evidentemente raffinatissimi, se lo potranno sognare. In compenso, i camerieri del ristorante di palazzo Madama, sprofondato ormai in una crisi nera, avranno tutto il tempo per dedicarsi in libertà agli hobby preferiti: da gennaio, per loro, c'è la cassa integrazione, se non addirittura la disoccupazione. Almeno se è vero che ieri sono partite le prime nove lettere di licenziamento che hanno provocato una infuocata assemblea.

Sono queste le uniche vere vittime dell'aumento dei prezzi deciso dai questori dopo le polemiche seguite nei mesi scorsi alla pubblicazione del menù proletario di palazzo Madama. Che recitava come segue. Risotto con rombo e fiori di zucca: 3 euro e 34 centesimi. Carpaccio di filetto con salsa al limone: 2 e 76. Prosciutto e melone: 2 e 33. Bistecca di manzo: 2 e 68. Costi «lievissimi», per usare il termine impiegato in una recente
consulenza dallo studio legale Ciampoli nella quale è descritta la sconcertante situazione, a carico dei senatori e dei loro ospiti. Ma pesantissimi, al contrario, per i contribuenti. Sui quali gravava l'87% del prezzo di ogni singola pietanza: i commensali non pagavano che il 13,3 per cento. Per i piatti più raffinati si poteva arrivare al 21,77 per cento.

Ecco quindi che il filetto di bue a 5 euro e 53 era quasi sempre esaurito. E le lamelle di spigola con radicchio e mandorle, a 3 euro e 34, andavano via come l'acqua fresca. I tavoli erano regolarmente tutti occupati, i camerieri in guanti bianchi andavano e venivano, lo scricchiolio del parquet e la soave musica delle posate d'argento che tintinnavano sulle stoviglie de luxe accompagnava dolcemente la predigestione.

Poi, un bel giorno, i clienti hanno cominciato a disertare la sala. Arrivavano sulla porta, davano un'occhiata al menù sgranando gli occhi e poi giravano i tacchi. E non perché quel ristorante fosse ridotto ormai a una specie di trattoria «dove il pesce non è mai fresco e i cibi sono spesso precotti», come si lamentò l'ex sottosegretario Responsabile Riccardo Villari con la trasmissione di Radio 24 «La Zanzara»: auspicando quindi l'apertura a palazzo Madama di un restaurant tre stelle Michelin adeguato a una clientela più esigente. La spiegazione sta nell'aumento dei prezzi. Dal 13,3 per cento del costo per le pietanze «standard» si è passati con un balzo al 50 per cento. E dal 21,77 per cento di quelle più «pregiate» improvvisamente al 75 o al 100 per cento, secondo i casi. Leggere il nuovo listino e scoprirsi di colpo micragnosi, per gli habitué della mensa è stato tutt'uno.

Ma lasciamo parlare i consulenti della ditta appaltatrice Gemeazcusin, lo studio Campoli: «A seguito della decisione assunta dal collegio dei senatori questori, con la quale sono state sensibilmente incrementate le quote percentuali a carico degli utenti del servizio, si è verificata una eccezionale diminuzione dell'attività del ristorante dei senatori, sia con riguardo all'affluenza, ridottasi di oltre il 50%, sia con riferimento ai quantitativi di pasti somministrati, ridottasi per il numero di pietanze, sia con riguardo alla tipologia di pasti di tipologia superiore e pregiata la cui incidenza è diventata marginale, mentre in precedenza la pressoché totalità dei pasti serviti appartenevano a tali tipologie».

Se prima il ristorante era sempre pieno zeppo e commensali si abbuffavano di bistecche al sangue e filetti di orata in crosta di patate, dopo l'aumento è come se i rari clienti avessero deciso tutti contemporaneamente di mettersi a dieta. Riso all'inglese, pasta in bianco, insalatina...

Non c'è forse la crisi? Non incombe il taglio delle indennità secondo una ancora non meglio definita «media europea»? E la riduzione della diaria? La minaccia di togliere dalla busta paga il contributo per il portaborse? Il passaggio dei vitalizi al sistema contributivo? Già. Come stupirsi poi se a qualcuno viene un travaso di bile... L'onorevole del Pdl Mario Pepe, per esempio, schiuma letteralmente rabbia. «Ridurre deputati e senatori alla fame vuol dire rendere il parlamento schiavo dei poteri forti», si è sfogato con Monica Guerzoni del Corriere .

Peccato che mentre il ristorante del Senato si svuotava, e i suoi ricavi subivano un crollo del 70%, i locali nelle strade intorno a palazzo Madama registravano un formidabile incremento del giro d'affari. Dopo il danno, quindi, anche la beffa. Beffa doppia.

Perché lo stesso giorno nel quale una ventina di camerieri della ditta appaltatrice finiranno in cassa integrazione, faranno il loro ingresso in Senato sette nuovi dirigenti appena assunti. Il cui costo compenserà il risparmio ottenuto per il ristorante. Lo compenserà abbondantemente, sia ben chiaro.
Sergio Rizzo 

Commenti

Post popolari in questo blog

[VIDEO] Dedicato all'isterico e bisbetico vicequestore Emanuele Ricifari: Chi è costui?

Ecco chi è il vicequestore di Brescia Emanuele Ricifari, colui che sabato ha guidato le cariche contro il corteo di migranti e antirazzisti a Brescia. Il responsabile di piazza che fin dal concentramento in Piazza Rovetta ha ripetutamentee provocato i manifestanti con minacce, anche personali, di arresto e con beceri insulti. Per capire qual'è la sua posizione politica e la sua concezione reazionaria e fascista della polizia, forniamo una documentazione tratta dal sito laboratoriopoliziademocratica.it che descrive quanto accadde nel 2003 quando l'attuale vicequestore era di stanza a Piacenza presso la locale scuola di polizia. Ricifari allora era anche delegato del Siulp, sindacato di polizia, e fu unodei due membri della commissione che ritennero di sanziona un allievo con la "deplorazione" (per poi espellerlo), invece che con una snazione pecuniaria, perchè aveva sostenuto semplicemente di essere "di sinistra" e a Genova 2001 "non tutti i manifestanti

"La polizia ha coperto il raid fascista del figlio di Alemanno"

Due agenti della questura di Roma sotto accusa per una vicenda che - lo racconta Il Fatto Quotidiano - ha coinvolto Manfredi Alemanno, il figlio del sindaco di Roma Gianni. I due poliziotti sono Roberto Macellaro, autista personale nel tempo libero del sindaco e della moglie, e Pietro Ronca, ispettore capo prima del commissariato Flaminio, poi trasferito a Primavalle. Sono indagati per falso in atto pubblico, favoreggiamento e omessa denuncia e l'inchiesta che li riguarda risale al 2 giugno 2009. In quella data l'allora quattordicenne Manfredi Alemanno partecipò insieme ad altri coetanei a una festa nella piscina di un condominio della Camilluccia, quartiere della Roma bene. In quell'occasione vennero fuori cori fascisti e saluti romani. Delle esternazioni di estrema destra non gradite però a tutti coloro che partecipavano alla festa tanto che chi aveva organizzato la giornata decise di invitare il gruppetto di amici a lasciare la piscina. Ed è a quel

Attrice porno a capo dell'ufficio stampa dell'INGV: "sono stata raccomandata da un politico"

Dopo la nomina di un professore di ginnastica a direttore generale , ora si scopre che il capo ufficio stampa dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, Sonia Topazio, è un ex attrice erotica 'raccomandata' da un politico, come ha raccontato lei stessa ad alcuni giornali , diventata famosa per il cortometraggio "Benedetta Trasgressione", all'interno film erotico Corti circuiti erotici Vol. 2 di Tinto Brass (la foto è tratta dal film). Alla faccia dei 400 precari dell' INGV che attendono da anni un contratto, lei ammette candidamente di essere raccomandata, tanto in Italia nessuno si scandalizza più e tutti rispondono che "è normale" e "così fan tutti" (ma silenzio o rassegnazione è sinonimo di complicità) a differenza della Germania dove una tale dichiarazione rappresenterebbe un'autodenuncia da galera. Pretende di sapere chi ha divulgato la notizia: “ Vi dico il nome del politico che mi ha raccomandata