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Come ci ingannano le pubblicità





Il nostro amico e collega Juan  Cañadas  ci ha inviato un articolo su come ci ingannano le pubblicità, prendendo spunto anche dalle rivolte che per hanno segnato tutto il 2011. Quello che ci racconta sta succedendo in Spagna e in Sudamerica, ma io vi invito a osservare con sguardo critico tutte le pubblicità delle Banche che girano in Italia! Buona lettura e buona visione.

Il 2011 sarà ricordato come l’anno in cui si sono succeduti diversi movimenti sociali di protesta in tutto il mondo. Dalla “primavera araba” fino alle proteste a Mosca, è apparso un nuovo modo di organizzarsi e di comunicare. La velocità nella trasmissione di concetti e di immagini attraverso i social network ha permesso una diffusione, senza precendenti, di idee. Il successo di queste concentrazioni di massa è stato un importante campo di analisi per le osservazioni sociologiche. Anche se il capitalismo è stata una delle cause preminenti delle proteste, alcune delle principali aziende hanno deciso di utilizzare i codici dei “protester” o “indignados” nelle proprie strategie comerciali.
Se non lo puoi combattere, alleati col nemico”. In questo periodo di gran importanza commerciale, è facile trovare alcuni esempi di questa distorsione di nozioni.
Una famosa banca olandesse Ing ha adottato uno dei concetti inerenti di questi movimenti: “unlearn”, cioè dimenticare tutto quello imparato durante le nostre vite per cominciare a fare le cose in un modo migliore. Una circostanza ironica perche, tra l’altro, l’idea di unlearn è stata usata in Europa oppure in Occupy Wall Street per esprimere la necessità di creare un nuovo sistema finanziaro che non sia sotto il controllo delle grandi banche.
La compagnia telefonica spagnola Movistar, che conta anche una quota importante di mercato anche in Sudamerica, ha rappresentato nella sua ultima pubblicità televisiva un'assemblea, il modus operandi degli “indignati” in Europa e negli Stati Uniti, nella qualle un gruppo di persone si mettono d’accordo suelle richieste dei prezzi degli sms. Movistar, che quest’anno anche se ha avuto un profitto del 20%, ha intrapreso una ristrutturazione che ha causato 6000 licenziamenti; decisione presa invece, senza concordare nessuna assemblea.
Il grande simbolo del capitalismo, la Coca-Cola, nella pubblicità che in queste festività natalizie divulgano le tv in Spagna e Latinoamerica, mostra diverse immagini dell’accampamento dello scorso maggio a Madrid, sotto lo slogan di “un altro mondo è possibile”. Certo che un altro mondo è possibile, si potrebbe cominciare, ad esempio, rispettando le sorgenti naturali d’acqua che hanno contaminato nell’India o nella baia di Panama, oppure rispettando i diritti dei propri lavoratori in Guatemala, Pakistan, Zimbabwe, Filippine e Colombia.
In tempi di crisi economica tutto sembra valido per il Mercato. La sovversione è in vendita, e le incongruenze non sono un problema, ma una rivendicazione commeriale. Che Guevara è tornato con orecchie di Topolino. Buone feste e buona rivoluzione a tutti.

 Juan Cañadas



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