Passa ai contenuti principali

Pause ridotte, cassa integrazione, straordinari I pilastri del “modello Pomigliano”








Con l'annuncio della disdetta degli accordi sindacali in tutti gli stabilimenti, la Fiat si avvia verso una contrattazione aziendale sul modello di quella già intrapresa nello stabilimento campano. Ecco quali sono i nodi principali per l'azienda e per i sindacati.


Riduzione delle pause, refezione posticipata a fine turno, aumento “unilaterale” degli straordinari, blocco alle retribuzioni sulle malattie “sospette”. Sono alcuni dei punti chiave dell’accordo Fiat-sindacati firmato a Pomigliano il 29 dicembre del 2010 che, si ipotizza, potrebbe essere esteso, di fatto, a tutti i lavoratori della casa torinese. L’annullamento, a partire dall’inizio del 2012, delle intese sindacali raggiunte dall’azienda con le controparti rappresenta infatti la condizione base per la realizzazione di un nuovo contratto unico valevole per tutti gli impianti e distinto, a questo punto, dall’attuale contratto nazionale del settore metalmeccanico. La nuova intesa, denuncia ora laFiom, dovrebbe essere quasi certamente rimodellata proprio sul contratto pilota approvato nel centro industriale campano dieci mesi fa (con il 62% circa dei consensi tra i lavoratori).

Questi in sintesi, i principali aspetti del contratto:

Organizzazione del lavoro

Le attività di produzione dei veicoli si svolgono 24 ore su 24 per sei giorni la settimana (sette giorni su sette quelle di manutenzione). I turni di lavoro restano di 8 ore ma i tempi di pausa si riducono del 25%: in pratica dal vecchio sistema delle due interruzioni da 20 minuti ciascuna si passa a una nuova suddivisione dei tempi che prevede tre stop da 10 minuti. La mezzora di pausa mensa viene spostata a fine turno imponendo di fatto ai lavoratori 7 ore e mezza di impegno senza refezione.

Cassa integrazione/straordinari

Fiat può ricorrere per due anni alla cassa integrazione straordinaria. Tutti i lavoratori “in cassa” sono tenuti a partecipare ai corsi di aggiornamento che accompagnano la ristrutturazione produttiva dell’impianto. La partecipazione è obbligatoria, le spese di trasporto sono a carico dei lavoratori stessi. Su decisione dell’azienda, ogni dipendente può essere chiamato a 80 ore di straordinario in più ogni anno da aggiungersi alle 40 già previste dal contratto nazionale. Queste120 ore totali possono diventare in alcuni casi anche 200.

Retribuzioni

La riduzione delle pause è compensata da un incremento salariale medio pari a 30 euro lordi mensili. Su sua iniziativa, Fiat si riserva di non retribuire i primi tre giorni di malattia qualora sospetti la malafede del lavoratore. (In pratica si intende punire l’assenteismo anomalo che si registra in alcuni periodi dell’anno).

Provvedimenti disciplinari

Tutte le controversie che potessero sorgere sul luogo di lavoro sono giudicate da una commissione paritetica ma l’ultima parola spetta all’azienda. Il mancato rispetto di una o più clausole contrattuali può essere punito anche con il licenziamento.

A partire dalle prime trattative, il nuovo contratto di Pomigliano ha sollevato numerose critiche da parte della Fiom-Cgil (che non ha mai firmato l’intesa raggiunta invece dalle altre principali sigle sindacali). Ancora nei giorni scorsi, il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini ha affermato che il contratto violerebbe lo Statuto dei Lavoratori. L’ipotesi di molti critici è che una simile riorganizzazione del lavoro all’interno degli impianti tenda ad avere maggiori conseguenze in termini di “disciplina di fabbrica” (ovvero imponendo un clima particolarmente pesante e sostanzialmente repressivo) piuttosto che in termini di produttività. Il divario di efficienza tra gli impianti brasiliani e polacchi da un lato e quelli italiani dall’altro resta infatti enorme. Nel corso del 2009, rilevò l’Economist alla vigilia dell’intesa di Pomigliano, la produttività annuale degli impianti italiani era di circa 29,5 auto per ogni lavoratore, contro le 79,7 delle fabbriche brasiliane e le oltre98 degli impianti polacchi.


Fonte:il fatto quotidiano



Commenti

Post popolari in questo blog

Un serpente nel bunker di Rebibbia

Il 12 febbraio è iniziato presso l’aula bunker del carcere di Rebibbia il processo contro alcuni militari latinoamericani che durante gli anni ‘70 hanno partecipato all’ Operazione Condor . La maggior parte degli imputati sono già stati processati e condannati in altri paesi, quindi l’udienza è più un risarcimento che una vera ricerca della verità. Operazione Condor La somiglianza tra le dittature militari che hanno dominato il Sud America durante gli anni '60 e '70 è atroce. Guidati dal sanguinoso filo conduttore dell'Operazione Condor e grazie alle tecniche d’oppressione più spietate, sono state capaci di annullare qualsiasi dissenso politico o ideologico.   Dare una stima delle persone che sono state giustiziate o torturate sarebbe tanto inesatto quanto terrificante. È difficile camminare dentro il carcere di Rebibbia e non pensare di essere dentro un fumetto di Zerocalcare. Ma questa mattina, mentre passeggio per questa felice isola...

Milano, i veleni di Santa Giulia “Bomba biologica”. Sequestrata l’area

Cadmio, cromo esavalente, cloroformio, arsenico. Sono queste le sostanze tossiche presenti nel terreno del quartiere di Milano Santa Giulia e a poco poco penetrate sino alla falda da dove viene pompata l’acqua destinata a finire dei rubinetti dei cittadini. I milanesi, che ora si trovano di fronte a una vera e propria “bomba biologica” (così la definiscono i magistrati nell’ordinanza) scoprono così a spese della loro salute il prezzo del malaffare. Teoricamente, infatti, la zona, di proprietà dell’immobiliarista Luigi Zunino , era stata ripulita da Giuseppe Grossi , il re delle bonifiche, finito in carcere lo scorso ottobre per truffa e riciclaggio. Milioni e milioni di euro di fondi neri che Grossi, amico di Paolo e Silvio Berlusconi e legato a tutti i più importanti esponenti della politica lombarda, accantonava all’estero. Adesso l’indagine su Grossi, che ha già portato a patteggiare una pena per riciclaggio anche Rosanna Gariboldi , la moglie del potente parlamentare pavese Gian...

Emilio Colombo e la storia della cocaina

 Il senatore a vita, morto all'età di 93 anni, è ricordato per l'ammissione sull'uso di droga, per "motivi terapeutici". Fu anche oggetto di pettegolezzi per la sua presunta omosessualità. La morte di Emilio Colombo , il 93enne senatore a vita e storico esponente della Democrazia Cristiana , verrà ricordata come la la scomparsa dell’ultimo dei padri costituenti ancora in vita. Eppure i media hanno ricordato come sulla carriera di uno dei politici più rilevanti del nostro Paese resti la macchia dell’ uso di cocaina , ammessa dallo stesso Colombo nel 2003 per “motivi terapeutici”. C’è poi una curiosità: secondo alcune indiscrezioni, Colombo fu indicato come il premier omosessuale della nostra storia repubblicana. Voci che si erano rincorse negli anni e che furono riprese tre anni fa, dopo un’intervista di Nichi Vendola alle Iene. Di fronte alle domande di Enrico Lucci, il presidente della Regione Puglia spiegò come un “premier gay ci fosse già stato in Italia...