Raccontano i bene informati che Giancarlo
Galan, ex ministro dei Beni culturali, vorrebbe
raccontare un’altra storia. Non quella
vieta e già impallinata dall’ironia delle nomine
last-minute, crocevia di tanti governi più o meno
balneari quando la fine è una prospettiva
certa e il domani una comoda poltrona per
qualcun altro. Visti i nomi planati nelle commissioni
cinema, però, le giustificazioni sull’obbligo
di procedere alla sostituzioni
delle precedenti
(scadute a fine luglio) lasciano
il proscenio alle valutazioni
dei singoli. Ed è lì, in quella terra
di mezzo tra “Prendi i soldi e
scappa” e la “Stangata” che il
ragionamento lascia spazio all’ilarità
o per usare le parole
del ministro uscente «all’indi -
gnazione». Assieme ai competenti,
su tutti Laura Delli
Colli e i critici omonimi, Valerio
Caprara e M ag re l l i , il
gran circo delle commissioni
preposte a erogare denaro per
oltre sei milioni di euro l’an -
no, è un zoo che riempie gli
occhi. Ci sono nuove specie e tipi umani in via di estinzione, vecchi leoni e
pantere d’assalto. Antonia Postorivo, moglie
del senatore D’Alì, alla seconda esperienza
(spostata di competenza, ma sempre lì,
combattiva, saldamente al suo posto). Poi la
bionda Valeria Licastro, moglie del commissario
dell’Agcom Antonio Martusciello, dama
di compagnia delle relazioni istituzionali
Mondadori con spiccato sprezzo per gli abbinamenti
cromatici. Non si è mai occupata di
cinema in vita sua, ma ruggirà nella sezione “riconoscimento culturale dei cortometragg
i”. L’occhiale del giornalista Carlo Puca di
Panora ma , esperto di politica, brillerà invece
nella sottocommissione preposta alla promozione
dei film d’essai, assise cult in cui di dividere
il desco con Puca, si occuperà Gigi
Marzullo, da anni, responsabile culturale di
Rai 1, conduttore di “C i n e m a t o gra fo ” sulla
stessa rete, vera fucina di occupanti delle stanze
ministeriali (dallo stesso programma anche
il già citato Caprara e la conferma di Anselma
Dall’Olio, critica di L i b e ra l , al quarto mandato).
PUCA HA PARLATOcon Michele Anselmi
del Secolo XIX rilasciando dichiarazioni chiare
sui criteri di elezione: “Qualche tempo fa andai
a intervistare Galan per Panora ma . Non lo conoscevo.
Finita l’intervista, ci siamo messi a
parlare d’altro, cordialmente. Qualche giorno
dopo mi chiamò al telefono per propormi di far
parte di una delle quattro commissioni per il
cinema: “Vorrei che tu ci fossi””. Puca ci sarà,
benché fanno sapere dal ministero, sarebbero
giunte almeno quattro lettere in cui i neoesperti
(bontà loro) rimetterebbero il mandato al gradimento
del neo ministro dei Beni culturali,
Lorenzo Ornaghi, altro esperto in materia
(tanto per capire l’orizzonte, rettore della Cattolica).
Le nomine hanno avuto il via in equanime misura da Galan e dalla conferenza stato
regioni. Il ministro si difende sostenendo che a
fine ottobre non c’era nessuna crisi di Governo,
ma anche se così fosse e a maggior ragione,
un’attenzione più viva ai criteri di cooptazione
sarebbe stata d’obbligo. Al contrario, hanno
vinto appartenenze politiche (nume tutelare il
destrorso Alessandro Voglino, già direttore
del dipartimento cultura, spettacolo e sport
della Regione Lazio guidata da Storace) e imperscrutabilità.
Il misconosciuto Ivo Rapa, ad
esempio. Nessuna esperienza cinefila. Nessuna
esperienza artistica. Secondo mandato, in
quota Campania. Mistero puro e caso diverso
da quello di Gianvito Casadonte, inventore
del Magna Grecia Film Festival che almeno, conosce
il mestiere. Nominare all’ultimo istante è
una mania che da sempre assale gli uscenti di
destra e sinistra e ogni ambito della vita nazionale.
Caso esemplare, trafitto dalla penna di
Gian Antonio Stella, quello del 74enne Gen -
naro Ferrara, promosso dal ministro Gelmini,
in difficoltà con tunnel e neutrini, al Cnr. Nonostante,
come ricorda Stella, Ferrara sia stato
rettore della peggiore università del Paese, Parthenope,
una delle più care amiche di Bisignani
non si è dimenticata di lui. Largo ai giovani e in
alto i cuori. Della velocità della luce, Mariastella
ha infine compreso la lezione. Senza arrossire,
a schiena dritta, fino alla prossima nomina.
Fonte: il fatto quotidiano
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