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L’opinione dei “Black Block” (“se così volete chiamarci”): non abbiamo distrutto noi la città.


Altri pezzi si aggiungono al puzzle del #15ottobre. Sulla pagina facebook “Antifascismo Militante Italiano” è stata pubblicata una nota che esprime l’opinione di chi si riconosce nella definizione di “Black Block”. Aspetto interessante della nota, è che prende le distanze sia dalla semplificazione giornalistica, sia dai “luridi teppisti 15enni che” hanno “trasformato Roma in un teatro dove” sono stati attori della loro “stessa rabbia repressa”, dedicandogli un sonoro vaffanculo. E si scopre che i loro intenti erano di deviare autonomamente dal percorso e dirigersi verso il Parlamento, per poi occuparlo, e che non erano affatto organizzati in quanto è accaduto tutto quello che secondo loro non sarebbe dovuto accadere: auto incendiate e lancio di sanpietrini in primis.
Rivendicano inoltre il ruolo di aver tirato fuori dalla camionetta il carabiniere. Di seguito la nota.
Bene. Si è concluso questo weekend dove i giornalisti sentono ancora i postumi della sbronza, ubriaci ingordi pronti ad enfatizzare ogni singola goccia di rum concorrenti in una gara di fantasia. Rimane tanta amarezza tra tutti gli indignati, pacifici e non. Gli unici a festeggiare coloro che la violenza la vedono come un fine e non un mezzo.
Non vogliamo prendere parola per descrivere il disagio che sicuramente gli indignati “pacifici” hanno subito, non rientrando tra questi, ma pretendiamo di prendere parola per il disagio che abbiamo e stiamo subendo noi, razza mista o bastarda che condivide ideali degli uni e mezzi degli altri.
Mi spiace esplicitare le intenzioni di sabato rubando e restringendo lo spazio a disposizione della fantasia giornalistica ormai divenuta una disciplina candidata al premio Nobel, ma sentire cazzate al telegiornale mi ferisce, e mi ferisce ancor più vedere il popolo dissetarsi con lo stesso rum di cui hanno abusato i giornalisti.
Sabato il corteo doveva dividersi in “via dei Fori imperiali”, lasciando agli antagonisti più decisi l’opportunità di provare ad arrivare al parlamento occupando la piazza antistante per poi dedicarla all’accampamento degli indignati “pacifici”.
Ciò non è stato neanche provato per colpa di quei 15enni teppisti amanti della violenza per la violenza. Con ciò voglio delucidarvi, cari indignati, sul fatto che il fine è sempre stato considerato lo stesso, che siamo vostri compagni e non vostri nemici, che seppur non abbiamo bandiere abbiamo un’identità propria e una dignità personale, la quale sabato ci è stata tolta doppiamente: in primis dai decelebrati fautori del bordello; sucessivamente da voi che ci avete accumunato a loro.
Voglio informare voi cari che chi ha bruciato macchine, spaccato vetrine, distrutto santini, non era tra quelli che il 3 luglio in Val di Susa hanno cercato di riappropriarsi del cantiere ne tra quelli che il 14 dicembre a Roma hanno cercato di arrivare al parlamento. E seppur ora siete dominati da odio, incomprensione e sfiducia, vi preghiamo di non generalizzare, di non chiederci “Cosa cazzo avete fatto?!” perchè non abbiamo fatto nulla che abbia mai potuto ledervi e da quelle vandale rappresaglie ci vogliamo dissociare.
Invece si c’eravamo in piazza S.Giovanni, non per odio ne per sete di guerra, ma per semplice difesa di un punto d’arrivo.
Non eravamo in 500, ma in 5.000. E saremo sempre di più contro un sistema che ha solo da togliere.
Per voi invece, cari giornalisti, cara Digos e quant’altro, mi spiace dirvelo ma a differenza di quanto pensiate non eravamo organizzati per niente. Se solo lo fossimo stati non saremmo qui a parlare di macchine bruciate o di vetrine distrutte, ma di occupazione del parlamento, di sabotaggio della Banca d’Italia e di sovversione ad un sistema che rimane mafioso e corrotto.
Per voi altri “pacifisti” che alla prima notizia di macchine bruciate avete accusato i nostri compagni presenti e indignati come voi, che come voi erano nel corteo vi dedichiamo un bel “vaffanculo”.
Un “vaffanculo” per non sapere ma voler giudicare.
Un “vaffanculo” perchè in Val di Susa ci incitavate a non demordere, ringraziandoci di essre venuti.
Un “vaffanculo” perchè sabato quando ne avevate bisogno ci avete chieste aiuto, limoni e malox
E infine per voi luridi teppisti 15enni che avete trasformato Roma in un teatro dove siete stati attori della vostra stessa rabbia repressa, a voi che avete rovinato una grande opportunità, vi diciamo “arrivederci”, “arrivederci” a presto. La prossima volta non ci saranno i Cobas, la CGIL o i viola a urlarvi “VIA, VIA, VIA!”, ma ci saremo noi, e non saremo cosi clementi.
Si, siamo d’accordo con la sfasciatura simbolica delle banche;
si, non neghiamo l’uso della violenza per fini più nobili;
si, c’eravamo in piazza S.Giovanni;
no, i carabinieri sulla camionetta non sono scesi da soli ma li abbiamo fatti scendere;
no, seppur non cattolici non ci saremmo mai permessi di distruggere sampietrini offendendo credenze altrui.
no, ci dissociamo dall’assalto alle macchine di precari come noi;
no, non ci siamo mai permessi di rovinare cortei che non ci appartenessero.
NON GENERALIZZATE!
Cordialmente,
Quello che chiamate “Blocco Nero”


Tratto da: L’opinione dei “Black Block” (“se così volete chiamarci”): non abbiamo distrutto noi la città. | Informare per Resistere http://informarexresistere.fr/2011/10/17/lopinione-dei-black-block-se-cosi-volete-chiamarci/#ixzz1b3Yo5q6n
- Nel tempo dell'inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario! 

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