La denuncia dei sindacati di polizia: ''costretti a effettuare i servizi di ordine pubblico in prossimità del cantiere di Chiomonte con le divise estive perchè non ci sono i soldi per quelle invernali''.
Vietare le manifestazioni di qualsiasi tipo in Valle di Susa per evitare scontri e spese per le casse pubbliche: la richiesta arriva dai sindacati di Polizia che questa mattina – a Torino, davanti al palazzo della Giunta regionale - hanno manifestato contro la mancanza di risorse economiche. La situazione, infatti, è ormai arrivata al limite.
«Siamo costretti a effettuare i servizi di ordine pubblico in prossimità del cantiere di Chiomonteancora con le divise estive perchè non ci sono i soldi per quelle invernali – ha detto Eugenio Bravo, segretario regionale del Siulp – ma, al di là di questo aspetto, non si possono costruire servizi del genere quando c’è una guerriglia contro le forze dell’ordine, messa in atto daprofessionisti della violenza. Le autorità preposte dovrebbero vietare qualsiasi manifestazione sul territorio della Valle di Susa».
E a togliere risorse e uomini al normale servizio di vigilanza nelle città, sarebbe proprio la continua tensione attorno al cantiere di Chiomonte. «Ogni giornata di vigilanza al cantiere – ha affermato Luca Pantanella, vicesegretario nazionale dell’Ugl Polizia – costa al contribuente novantamila euro. Soltanto per le spese di vitto sono già stati spesi cinquecentomila euro. Sono spese – ha concluso – che, con un’altra politica nei confronti della vicenda Tav, potrebbero essere ridotte o addirittura evitate completamente». L’appello, dunque, è alle istituzioni affinché smettano di risolvere i problemi con la cittadinanza inviando uomini e mezzi delle forze dell’ordine, un comparto ormai al collasso tra tagli e poche risorse.
Per domenica 23, intanto, sono previste nuove manifestazioni proprio a Chiomonte. I No Tav fanno sapere di non volere scontri con le forze dell’ordine e promettono un corteo pacifico a volto scoperto che si limiterà solo a tagliare le reti dei cantieri. Dopo il fatti del 15 ottobre scorso, però, l’incubo è che possano infiltrarsi i soliti dementi da manifestazione, altrimenti noti come black-bloc.
Fonte: diritto di critica
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