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Giustizia alla milanese






Ebbene sì, ci arrendiamo. Ha ragione il
Cavalier Patonza: la giustizia italiana è
politicizzata. Sentite il colonnello Salvatore
Paglino, della Guardia di Finanza, che a Bari
indagava su Tarantini per droga, prostituzione e
corruzione assieme al pm Giuseppe Scelsi: “Il 26
giugno 2009 il dottor Laudati (appena insediato
come procuratore capo, ndr) indisse una riunione...
Disse che le indagini avevano creato
preoccupazione nelle istituzioni; la sua presenza in
loco era stata voluta dal ministro di Giustizia Alfano,
al quale aveva garantito una soluzione...; e la
situazione era arrivata a un punto di gravità tale da
poter produrre effetti negativi sul governo, nonché
sulla Gdf”. Paglino verrà fatto addirittura arrestare
da Laudati. Ed ecco il racconto del pm Scelsi, subito
estromesso dalle indagini: “Laudati disse che era
molto amico del ministro della Giustizia (Alfano,
ndr) che gli aveva concesso l’onore del tu e, grazie a
questo, aveva garantito per me, impedendo l’av v i o
di un’ispezione; e che era stato mandato a Bari per
conto del ministro”. Da allora le indagini si
inabissano per due anni e vengono chiuse solo
pochi giorni fa, quando la Procura di Napoli scopre
che anche Tarantini sa delle presunte “f re n a t e ” di
Laudati. Questi nega tutto, ma è singolare che sia
Paglino (in una relazione di servizio), sia Scelsi (al
Csm), sia Tarantini (intercettato) l’accusino di avere
sterilizzato l’inchiesta che preoccupava B. Quanti
Laudati ci sono negli uffici giudiziari italiani?
Parecchi, a giudicare dalle troppe indagini sui
potenti che si inabissano o finiscono in archivio.
Poi, a politicizzare la giustizia, c’è il Parlamento,
pieno di imputati, avvocati e qualche magistrato.
Scelsi racconta che l’ex collega Maritati, deputato
dalemiano, gli chiese notizie riservate sul
coinvolgimento di amici di D’Alema nell’i n ch i e s t a .
Un po’ quel che faceva l’ex pm Papa sull’a l t ra
sponda. Intanto gli onorevoli avvocati si occupano
di salvare dalla galera gli onorevoli clienti o compari.
E così il Parlamento s’è trasformato in un grado di
giudizio aggiuntivo, spesso definitivo. Ieri Marco
Milanese, accusato di vendere posti e appalti
pubblici in cambio di soldi, gioielli, orologi di gran
pregio, auto di lusso, s’è salvato dal carcere grazie al
voto di 312 colleghi (compreso il suo), mentre i
suoi coindagati sono finiti regolarmente dentro. Era
già accaduto a tutti i deputati e senatori (escluso
Papa), di destra e di sinistra, raggiunti nell’ultimo
quindicennio da mandati di cattura per reati
gravissimi. La legge consente alle Camere di negare
il via libera all’arresto di loro membri solo in caso di
fumus persecutionis, non certo in base a
considerazioni politiche o a valutazioni delle prove
difformi da quelle date dal giudice. Ma il Parlamento
se ne infischia: bypassa a pie’ pari il f u mu s
per secutionis (in effetti mai visto) e salva i compari di
casta, anzi di cosca, per solidarietà di partito o di
governo. Bossi, che aveva autorizzato l’arresto di
Papa, l’ha negato per Milanese “per tenere in piedi il
gover no”. L’on. avv. Paniz ha avvertito eventuali
dissenzienti: “Se arrestano Milanese, domani
potrebbe toccare a ciascuno di noi”. La stima della
gente per i politici è bassina, ma anche la loro
autostima non scherza. Come diceva Woody Allen,
“la loro moralità è una tacca sotto quella degli
stupratori di bambini”. Infine, a politicizzare la
giustizia, ci sono le leggi di tolleranza zero per i
poveracci e di tolleranza mille per lorsignori. La
Procura di Roma ha appena chiesto il rinvio a
giudizio del giovane etiope El Israel, reo di aver
spezzato due rametti di un cespuglio cogliendo dei
fiori nel parco per la fidanzata e di aver così
“danneggiato un oleandro posto a ridosso di una
aiuola decorativa, con l’aggravante di aver
commesso il fatto su bene esposto alla pubblica
fe d e ”. Il mascalzone rischia da 6 mesi a 3 anni di
galera. Se Berlusconi, invece di continuare a
corrompere, abusare e frodare, si decide a strappare
qualche ramo di oleandro in un’aiuola, ce lo leviamo dalle
palle.

Marco Trvaglio



il fatto quotidiano

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