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Chi è il ministro Romano e perché fa tremare il governo











Saverio Romano ha compiuto quest'anno 46 anni. E' nato e cresciuto a Palermo, città in cui ha preso la laurea in giurisprudenza e ha mosso i primi passi da politico. Enfant prodige (come molti siciliani: da Alfano a Cuffaro, per esempio, tutti hanno iniziato giovanissimi), a soli trentacinque anni è segretario dei giovani della Dc siciliana e consigliere provinciale di Palermo - negli anni novanta ricoprirà anche il ruolo di assessore. Diventa deputato dieci anni più tardi, nel 2001, e già nel primo governo Berlusconi del nuovo millennio è nominato sottosegretario al Lavoro.

Fedele amico di Salvatore Cuffaro, ex presidente della regione Sicilia ora in carcere per mafia, è stato rinviato a giudizio per concorso in associazione mafiosa dai magistrati palermitani.  L'appuntamento alla Camera è oggi per l'ora del tè, ma Saverio Romano dovrà aspettare più o meno l'ora di cena per sapere se alla fine a Montecitorio la maggioranza che sostiene il governo è stata sufficientemente compatta da respingere la mozione di sfiducia, superando una nuova difficile prova dopo che, la scorsa settimana, è stata respinta la richiesta di custodia cautelare per Marco Milanese (Pdl).

Il ministro che «sistema» amici e colleghi

L'Aula della Camera inizierà alle 16 l'esame della mozione di sfiducia (la sesta nei confronti di un membro del governo Berlusconi negli ultimi due anni) al ministro delle Politiche agricole. La scansione dei tempi parlamentari prevede un dibattito (mentre fuori Montecitorio andrà in scena una 'catena umanà del Popolo viola) cui seguirà quasi sicuramente la replica di Romano, con cui, in un'intervista, si è detto sicuro di convincere - anche le opposizioni - della bontà delle proprie ragioni.

Dopodiché si terranno le dichiarazioni di voto finali. Quindi, la “chiama”: ciascun deputato sfilerà davanti al banco della presidenza di Montecitorio dichiarando ad alta voce il proprio voto. Numeri alla mano il risultato dovrebbe essere scontato in senso favorevole per Romano, e anche un ex amico del ministro come Pier Ferdinando Casini sostiene che «non ci saranno sorprese». Berlusconi ha assicurato il sostegno al suo ministro, per il quale ha avuto pubbliche dimostrazioni di stima alla presentazione di un libro che ne racconta la vicenda giudiziaria. E la Lega, con Bossi e Maroni, ha assicurato che voterà contro la sfiducia.

Un atteggiamento, quello del Carroccio, che proprio non piace al Pd: «Io mi chiedo dove è finita la Lega di una volta. Si è persa nei boschi...», dice Pier Luigi Bersani che auspica un passo indietro 'in extremis' di Romano. Dimissioni auspicate anche da qualcuno in maggioranza: come il segretario del Pri Francesco Nucara il quale diversamente assicura il proprio sì alla sfiducia. E, secondo Radio Transatlantico, la sfiducia a Romano potrebbe votarla anche Antonio Buonfiglio, ex Fli ed ex sottosegretario alle Politiche agricole. Interpreterebbe il disagio dei deputati vicini ad Alemanno che contestano al leader del Pid di aver tolto alcuni uomini del sindaco di Roma da posizioni chiave al ministero.

Si parla anche di possibili «assenze strategiche» nel Pdl e nella Lega, anche se formalmente i gruppi hanno chiesto a tutti i deputati di esserci «senza eccezione alcuna». Alla vigilia del suo «giorno più lungo», Romano si dice fiducioso. «Non temo il voto, e non solo perché sono certo della tenuta della maggioranza: in Aula, quando avranno finito di ascoltarmi, tanti deputati dell'opposizione avranno una crisi di coscienza», ha spiegato a Montecitorio il leader del Pid. Per il ministro, la sfiducia chiesta dall'opposizione «È solo un atto strumentale per colpire il Berlusconi», dice denunciando di essere vittima di una «disinformazione».


Fonte: Unità

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