«Una delle vitamine per la crescita è la semplificazione. Perchè famiglie e imprese devono fornire certificati alla pubblica amministrazione che li ha già in casa? Basta certificato antimafia. Basta pacchi di certificati per partecipare ai concorsi. Ci sono tante riforme che non costa niente ma che producono crescita». Lo ha detto il ministro della Pa, Renato Brunetta a margine della presentazione del nuovo logo della Pubblica Amministrazione. «Vendere, vendere, vendere - ha insistito il ministro - tutto il capitale morto che purtroppo ancora insiste nel nostro paese: dagli asset pubblici, mobiliari e immobiliari, case, caserme. Vendere tutto quello che non serve e non è strategico. E poi - ha continuato Brunetta - la semplificazione e la comunicazione. Perché mai le imprese e le famiglie devono ancora fornire certificati alla pubblica amministrazione che li ha già in casa? Basta al Durc, basta ai certificati antimafia, basta ai pacchi di certificati che un archirtetto deve presentare se vuole partecipare a un concorso. Basta a tutto questo. Si possono fare tante riforme che non costano e producono crescita». Infine il ministro ha detto: «Vendiamo il patrimonio pubblico non produttore di ricchezza, pensiamo alle public utilities: luce, acqua, gas, trasporti, spazzatura, tutte quelle società che sono al 99% di proprietà degli enti locali e che spesso sono inefficienti».
Fin qui i virgolettati di Brunetta ribattuti dalle agenzie, una notizia che - se fosse confermata - farebbe tremare i polsi a molti imprenditori italiani. Quelli onesti. Già perché i vari clan che da sempre reinvestono nelle aziende "legali" i soldi della droga, dei rifiuti, del traffico di armi, dell'usura e di chissà cos'altro, avrebbero un certificato in meno - il più odioso - da ottenere: quello antimafia. Poco male, dirà qualcuno. Già, peccato che se di una semplice attestazione si tratta, è il segnale inviato dalla politica ad essere sbagliato.
Scettico il procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso: "Il ministro Brunetta è sempre molto originale - ha detto - stop ai certificati antimafia? Faccia una proposta di legge, la valuteremo. E' stato da poco approvato il Codice antimafia - ha aggiunto - che tra l'altro disciplina in modo molto rigoroso tutta la certificazione antimafia. Se il ministro aveva qualche osservazione da fare poteva farla in sede di Consiglio dei ministri". Al momento, comunque, "è inutile fare polemiche sterili - conclude - e non è mia abitudine prendere posizione su cose campate in aria".
E mentre le società oneste e regolari spesso arrancano sotto i colpi della crisi economica, del calo dei mercati e degli ordinativi (vedi il comparto immobiliare), quelle gestite dalle mafie non hanno quasi mai problemi di capitalizzazione e possono contare su entrate quasi illimitate, frutto delle attività illecite. E sono le stesse società che spesso si presentano agli appalti proponendo prezzi irrisori, ai limiti del ribasso consentito. Se l'anticipazione svelata da Brunetta dovesse andare in porto e rientrare nel Dl Sviluppo - per tacer della Lega - alle mafie si aprirebbero le porte degli appalti con ancora più facilità.
Fonte: diritto di critica
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