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La verità radiottiva sul Giappone


Sarò io la male informata, ma la sensazione è quella che le informazioni sulla radioattività in giro per il mondo siano più o meno quelle che ci si aspetterebbe negli anni '20. Gli italiani, al di là di vaghe rassicurazioni, hanno come unica opzione quella di collegarsi con un cortile di Bologna per vedere in azione un contatore Geiger che offre dati in tempo reale. Tutto a posto, finora, ma dobbiamo lasciare l'informazione "in diretta" a dei volenterosi venditori di contatori Geiger? (Che, tra l'altro, hanno esaurito il prodotto in magazzino). Nel resto del mondo non va molto meglio. Ci si informa grazie al solito passaparola su Internet: è stato trovato lo iodio 131 nella pioggia in Massachusetts, a Las Vegas, in Oregon e persino a Washington; minime radiazioni in Sud Corea; radiazioni nel nordest della Cina; tracce radioattive in Germania; mezzo mondo, dalla Russia a Singapore, mette lo stop alle importazioni di cibo dal Giappone. Non esistono, o almeno non hanno ampio spazio in TV come ci si aspetterebbe, apposite istituzioni atte a monitorare e soprattutto a mantenere informata la popolazione minuto per minuto. Come accade per i terremoti, ad esempio. All'incertezza si aggiunge la confusione sulle unità di misura: milliSievert, microSievert, Bequerel, Joule per kilo, Curie, Cpm, ciascuna di esse ha un significato ma vengono buttate lì da fonti diverse e diventa impossibile per il cittadino capirci qualcosa. Il risultato di questa miseranda informazione, è che il disastro di Fukushima è regolarmente relegato al decimo posto delle notizie dopo il bunga bunga e il calcio, e soprattutto la convinzione, sempre più radicata, che sia una faccenda che riguarda i malcapitati giapponesi e basta. Chi se ne frega infine della centrale nucleare, quando "qui non si arriva a fine mese"? Il CRIIRAD, Commission de Recherche et d'Information Indépendantes sur la Radioactivité, francese, ha pubblicato un documento dall'eloquente titolo "Collera ed indignazione", in cui gli scienziati denunciano il silenzio dei governi sulla situazione della radioattività nel mondo in seguito a Fukushima. Il CRIIRAD ribadisce il suo invito a mobilitarsi in modo che tutte le analisi dei risultati Rete CTBTO siano rese pubbliche. Gli Stati che si oppongono devono essere identificati. Questo è per esempio il caso della Francia . Ogni cittadino deve conoscere l' identità di coloro che li derubano di informazioni affidabili sul livello di radioattività nell' aria che respira . Aleggia in taluni il sospetto che tanta segretezza sia in realtà legata agli interessi dell'industria nucleare. Minimizzare, minimizzare, proprio per proteggere tali interessi. Ma c'è anche un'altra verità, forse ancora più drammatica: per la radioattività proprio non si può far nulla. Non esiste protezione, se non la fuga. Gli stranieri sono fuggiti a gambe levate dal Giappone, mentre gli abitanti di Tokio continuano tranquilli la loro vita e il governo dice loro che l'acqua è bevibile. D'altronde, dove si potrebbero trasferire 13 milioni di abitanti? La radioattività in Europa è ancora a livelli quasi nulli; ma se anche accadesse il peggio, cosa ci si potrebbe aspettare dai governi? Nulla più di quel che è stato fatto in occasione di Chernobyl: non abbiamo mangiato insalata e bevuto latte per qualche mese, tanto per cullarci nell'illusione di stare prendendo provvedimenti. La scelta di tacere e minimizzare diventa allora nient'altro che una caritatevole bugia.


Fonte: Crisis

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