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Roma allo sbando


Di questi tempi a Roma, gli unici contenti sono solo i tifosi della Lazio. Come mai? Le spiegazioni in questo articolo del Manifesto di Ylenia Sina



È terminata con una grande assemblea per organizzare l'assedio agli Stati Generali di Alemanno & co. la manifestazione contro la Roma Capitale della crisi, della precarietà e del cemento. Sono da poco passate le 15 quando un grande fiume di persone (oltre diecimila secondo gli organizzatori) si muove da Piazza Vittorio, cuore della Roma meticcia. Movimenti, realtà sociali, partiti della sinistra, sindacati di base per denunciare come la Roma che si appresta «a essere messa in vetrina negli Stati Generali, in vendita al miglior offerente, è una città ormai cupa senza presente e senza futuro» spiega Paolo Di Vetta di Asia Usb, in rappresentanza del cartello "Roma bene comune" che ha indetto la giornata di mobilitazione. Ad aprire il corteo una delegazione di rom per manifestare insieme alla "Roma dal basso" «la nostra contrarietà al piano nomadi e alle politiche fatte di promesse non mantenute», denuncia Bayram del Comitato Ex Casilino 900. «Siamo scesi in piazza oggi per rivendicare, insieme a italiani e migranti» afferma Sandica, una mamma rom che vive da oltre un anno nella fabbrica occupata Metropoliz «il nostro diritto ad abitare in casa degne di portare questo nome e non in container lontani dalla città o in campi abusivi perennemente sotto sgombero». Così mentre Alemanno si appresta a mettere in vetrina la città pubblicizzando grandi eventi e progetti devastanti, anche i cittadini di Tor Bella Monaca hanno fatto sentire la propria voce contro un masterplan «che non tiene in considerazione i bisogni reali della cittadinanza» denuncia Barbara del coordinamento VIII Municipio «ma che preferisce radere al suolo un quartiere per poi ricostruirlo, facendo un grande regalo ai costruttori, piuttosto che riqualificarlo con manutenzione e servizi molto meno costosi per le casse pubbliche». Mentre ci si avvicina al Campidoglio la partecipazione alla "giornata di rabbia" continua ad aumentare. Ci sono i lavoratori dell'Usb delle aziende municipali (Atac, Ama, Acea) sotto l'occhio della magistratura per le assunzioni facili. C'è molta "acqua pubblica", molta rabbia precaria che si manifesta sotto il simbolo di S.p.q.r., Sono precari questi romani, e c'è anche tanta sinistra (Sel, Fds e Sinistra Critica). Così, oltre ad essere grande tappa d'avvicinamento all'assedio generale di mercoledì 23 febbraio - quando Berlusconi in persona benedirà il Comitato di Roma 2020 - la manifestazione di sabato «si inserisce, per contenuti e rivendicazioni, nel percorso che l'11 marzo ci porterà allo sciopero generale indetto dai sindacati di base» spiega Pierpaolo Leonardi dell'esecutivo dell'Usb. Per superare piazza Venezia e arrivare in Campidoglio dobbiamo attendere che le forze dell'ordine spostino i blindati messi a protezione del centro della città. Un'immagine che ricorda il 14 dicembre, il giorno dei roghi dopo il voto sulla fiducia al governo. Un'immagine che potremmo rivedere l'11 marzo «visto che, ad oggi - sottolinea Leonardi - non ci è ancora stato autorizzato, per motivi di "sicurezza", il percorso del corteo». Roma ancora una volta blindata, quindi. «Ed è così, blindati a protezione del palazzo, che ci aspettiamo di trovare il centro Congressi dell'Eur il 23 febbraio - spiega Luca Fagiano dei movimenti di lotta per l'abitare - d'altra parte la rabbia precaria fa paura a chi sta facendo di tutto per mostrare una Roma che non esiste».
Una Roma dove nemmeno i presidenti di Municipio posso apparire al cospetto dei poteri forti: «Non siamo stati invitati alla vetrina - conferma Sandro Medici (Sel), presidente del X Municipio - così staremo fuori, tra la gente, sicuramente più a nostro agio, cercando di spiegare agli occhi della stampa "non di regime" quale è la vera Roma: una città in piena crisi economica e sociale». Per questo, come ci spiega Fabio Alberti, portavoce della Fds di Roma, «l'obiettivo del 23 febbraio dovrà essere quello di infrangere la vetrina di Alemanno e mostrare a tutti quello che si è palesato in questa piazza: una "città bene comune", alternativa a quella dei Caltagirone». Una città dove non c'è posto per il malessere sociale che è invece l'elemento centrale della Roma di Alemanno: «Siamo stufi del malaffare - queste le parole con cui si è aperta l'assemblea cittadina in Campidoglio a fine corteo - e delle consorterie, del nepotismo, delle declamazioni senza costrutto, di un'idea di città disegnata sugli interessi e gli affari di qualcuno».
E allora, se la Roma di Alemanno è la Roma «della svendita del patrimonio pubblico, dei grandi eventi, dei mega progetti», Alemanno sindaco di questa Roma altro non è che un godzilla verde che si erge dal Colosseo a fauci spalancate. Per due ore, ieri, è stata questa l'immagine che ha colorato la scalinata che sovrasta la piazza del Campidoglio.

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