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Ciao Tiberio Murgia


Purtroppo i mezzi d comunicazione non daranno la stessa importanza a Tiberio Murgia, grandissimo attore sardo morto venerdì. Un grande sardo che meriterebbe di essere ricordato in maniera diversa. Il nostro blog lo ricorda di cuore, lui e i suoi meravigliosi personaggi. Addio Tiberio.


È morto venerdì a 81 anni Tiberio Murgia, uno dei più popolari caratteristi del cinema italiano. Sardo di Oristano per una vita è stato identificato col siciliano geloso e acchiappafemmine, un ruolo che gli aveva inventato Monicelli per il film 'I soliti ignoti'. Da alcuni mesi malato, Murgia si è spento in una casa di cura per anziani vicino Tolfa. L'Unione Sarda ha pubblicato oggi la notizia della scomparsa con un lungo articolo del giornalista Sergio Naitza amico della famiglia Murgia.
Nato a Oristano il 5 febbraio del 1929 da una famiglia povera, Murgia inizia a lavorare fin da giovanissimo come manovale. A 20 anni è venditore ambulante de «l'Unità,» l'organo di stampa del Partito Comunista Italiano. I dirigenti della locale sezione del partito intravedono in lui particolari doti politiche e lo inviano a Frattocchie, in provincia di Roma, dove ha sede la scuola nazionale per i dirigenti del partito. Al suo rientro, sei mesi dopo, diviene segretario dei Giovani Comunisti e si sposa. Dopo qualche tempo inizia a intrattenere una relazione con una compagna di partito, a seguito della quale, per lo scandalo destato, viene espulso dal Pci. Murgia emigra quindi in Belgio a Marcinelle. Anche lì stabilisce una relazione sentimentale con la moglie di un collega belga e scampa rocambolescamente alla morte nel disastro di Marcinelle. Murgia ritorna nella sua città natale ma è costretto a emigrare a Roma per sfuggire all'ira dei familiari di un'altra giovane donna che egli corteggia nonostante fosse già sposato. Nella Capitale inizia a lavorare come lavapiatti in una trattoria del centro (Il re degli amici) fin quando viene notato da un'assistente del regista Mario Monicelli, che lo invita in studio per un provino. Il regista toscano gli affida il ruolo di Ferribotte (storpiatura di ferry boat, il traghetto che unisce la Sicilia al continente), il gelosissimo e possessivo immigrato siciliano, nella banda di inesperti e pasticcioni malavitosi romani che, nel capolavoro della commedia all'italiana del 1958,
I soliti ignoti, tenta di assaltare senza successo la cassaforte del Monte dei Pegni.



Murgia rimarrà fedele al personaggio e allo stereotipo caricaturale del siciliano per gran parte delle sue apparizioni cinematografiche che si articoleranno, con una certa regolarità, per tutti i 40 anni successivi, attraversando i principali generi popolari del nostro cinema recente. Essendo sardo, viene ovviamente doppiato, con cadenza sicula, da attori quali Renato Cominetti, Ignazio Balsamo e Michele Gammino. Il grande pubblico lo ricorda per la sua mimica facciale, gli occhi spesso socchiusi e le sopracciglia perennemente arcuate e folte, il capo leggermente rivolto all'indietro nella rappresentazione satirica di un siciliano diffidente e ostinato. Lo stesso stereotipo sarà anche sfruttato in pubblicità: Tiberio Murgia infatti sarà per molti anni testimonial di una nota marca di caffè nei caroselli televisivi. Sempre nei panni di Ferribotte prende parte al sequel de I soliti ignoti (Audace colpo dei soliti ignoti) diretto da Nanni Loy nel 1960 e, sempre al fianco di Marcello Mastroianni e Vittorio Gassman, conclude la saga nel 1987 con il film di Amanzio Todini, I soliti ignoti vent'anni dopo.
Sempre per la regia di Mario Monicelli prende parte, nel ruolo secondario del soldato Nicotra, ne
La grande guerra del 1959 e, al fianco di Monica Vitti, ne La ragazza con la pistola del 1968. Gli anni Sessanta lo vedono partecipare, sempre in ruoli di comprimario, in molte produzioni a carattere parodistico e alle commedie leggere tipiche del cinema italiano di quel periodo. Per la regia di Sergio Corbucci è al fianco di Totò ne Il giorno più corto del 1962 mentre nel 1961 aveva recitato a fianco di Franco Franchi e Ciccio Ingrassia nel film L'onorata società. Nel 1966, per la regia di Vittorio De Sica, veste i panni di un detective ne Caccia alla volpe mentre nei primi anni settanta compare in diverse produzioni appartenenti al genere decamerotico, sotto la regia di Mariano Laurenti. Tiberio Murgia è attivo anche per gran parte degli anni Ottanta e compare in diverse delle commedie interpretate da Adriano Celentano per la direzione di Franco Castellano e Giuseppe Moccia, sodalizio artistico di sceneggiatori meglio conosciuto come Castellano e Pipolo, nonchè in diversi film diretti da Nando Cicero e appartenenti a quel genere di commedia minore e scollacciata che attingendo soprattutto al vasto repertorio di barzellette popolari, vive in quegli anni un momento di breve ma intensa produzione. Nel 1988 partecipa al fllm giallo per bambini Operazione Pappagallo opera prima del regista romano Marco Di Tillo, su sceneggiatura di Piero Chiambretti, Claudio Delle Fratte e dello stesso Marco Di Tillo (nel cast della pellicola figurano anche Leo Gullotta, Syusy Blady, Didi Perego e Nicola Pistoia). In quel film, per la prima volta nella sua vita, non viene doppiato ma parla con la sua voce (che ha grande inflessione sarda, lui che invece era sempre stato doppiato in siciliano). Nel 2001, al fianco di Nino Manfredi, Murgia interpreta un ruolo secondario nel film di Diego Febbraro Una milanese a Roma, e prende inoltre parte alla commedia di Vincenzo Terracciano Ribelli per caso, assieme ad Antonio Catania. Nel 2008 interpreta una piccola parte nel film Chi nasce tondo di Alessandro Valori, al fianco di Valerio Mastandrea.

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