Venezia 67, fuori Avati, dentro Celestini
Una decisione questa che è costata il posto al film di Pupi Avati 'Una sconfinata giovinezza'.
"Sono profondamente deluso per la mia esclusione dal Festival di Venezia. Ormai ci davano per sicuri tra i quattro film del concorso ma poi abbiamo ricevuto una telefonata inquietante da parte di Rai Cinema, nostro coproduttore, che ci comunicava che il nostro film era stato escluso a favore de La pecora nera di Ascanio Celestini" - racconta Pupi Avati amareggiato e sorpreso - "Marco Muller e Enrico Magrelli ci hanno fatto capire che gli era piaciuto molto. Senza fraintendimenti: ho esperienza per capire se un mio film piace o no".
"Abbiamo proposto il fuori concorso per Una sconfinata giovinezza" - replica il direttore della Mostra Muller - "Abbiamo finito di vedere tutti i film italiani giovedì: altri titoli importanti sono stati visionati dopo Avati. Il risultato della discussione con gli esperti è stato di invitarlo fuori concorso"
Sulla faccenda è intervenuto perfino Maurizio Gasparri. Il presidente dei senatori del PdL ha espresso la propria solidarietà a Pupi Avati "vittima di un' incredibile decisione degli organizzatori della Mostra del Cinema di Venezia".
Gasparri si è detto "sorpreso e amareggiato" per l'esclusione di Avati "uno dei più apprezzati registi sulla scena nazionale e internazionale". "Non vorremmo - è l'ipotesi di Gasparri - che ci fossero delle ragioni ideologico- culturali dietro questa decisione. A vedere coloro che sono stati privilegiati, qualche sospetto potrebbe anche venire.
Questo episodio, insieme a molti altri, dimostra che quelli che si lamentano delle censure sono coloro che le praticano in tante occasioni senza, in realtà, subirle mai".
"La Mostra del Cinema - ha aggiunto l'esponente del Pdl - perde qualcosa non avendo in concorso il film di Pupi Avati, mentre il regista guadagna ulteriore stima e considerazione da parte di tanti che ne apprezzano l'opera cinematografica a cui, da decenni, si dedica con la capacità di un grande maestro della nostra cultura".
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