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Condono Edilizio, anche quest'anno?


Se tutto fila liscio, il governo Berlusconi, stavolta dovrebbe risparmiarci il condono edilizio, però purtroppo mai dire mai. Lo sa bene Gian Antonio Stella che sul Corriere della Sera di oggi fa una ricostruzione storica di tutte le promesse non mantenute da parte del governo Berlusconi sil fronte del Condono Edilizio.
La memoria storica è importante, non dimentichiamocene:


L’«ultimissimissimissimo» condono edilizio è durato un paio d’ore. Il tempo che l’emendamento fosse ritirato e Paolo Bonaiuti dichiarasse a nome del governo: «Di nuovi condoni non se ne parla assolutamente: né fiscali, né edilizi». Meno male. Anche se c’è da toccar ferro. Le sanatorie del passato, infatti, erano sempre nate così: due righe infilate da deputati di seconda fila, smentite indignate, solenni giuramenti: mai. Fino al rilancio con la solita promessa: «Lo giuriamo: è l’ultimissima volta!».

Il condono suggerito dai senatori Pdl, se fosse passato, sarebbe stato il più indecente di tutti i tempi. Paolo Tancredi, Gilberto Pichetto e Cosimo Latronico proponevano non solo di riaprire fino al 30 marzo 2010 i termini della sanatoria 2003 ma di estendere il colpo di spugna «anche agli abusi edilizi realizzati in aree sottoposte alla disciplina di cui al codice dei beni culturali e del paesaggio». Di più: aggiungevano che poteva fare domanda anche chi si era già visto negare il condono. Peggio: pretendevano che automaticamente fossero «sospesi tutti i procedimenti sanzionatori, di natura penale e amministrativa, già avviati, anche in esecuzione di sentenze passate in giudicato». Uno sconcio. Destinato alla bocciatura ma buono da sventolare con gli elettori: «Amici abusivi, ci abbiamo provato!» L'intervento di Bonaiuti, scandalizzato per le reazioni scandalizzate delle sinistre come se i tre pidiellini fossero infiltrati comunisti («un'altra trovata propagandistica creata ad arte dall'opposizione!») ha chiuso: nessun condono. Tesi confermata da Luigi Casero, sottosegretario all'Economia: nessun condono. Vogliamo credere che sia davvero così. Anche se non risulta ritirato un altro emendamento di Tancredi: se va all'asta un bene sequestrato «il responsabile dell'abuso ha il diritto di prelazione». Anche se resta sospeso un terzo emendamento che propone il condono fiscale fino al 31 dicembre 2008. Mai come stavolta, però, le diffidenze sono legittime. Colpa degli archivi. «Nessun ministro mi ha mai parlato di un condono edilizio e questa ipotesi non è mai stata al centro di riunioni di governo», giura Silvio Berlusconi il 20 maggio 1994. Lo saprà ben lui, che è il premier! Macché: pochi mesi e la sanatoria è approvata. Promossa da chi? Dal governo.

Quanto al colpo di spugna del 2003, il tormentone è indimenticabile. «Il condono è un provvedimento profondamente immorale destinato a premiare i comportamenti illegali», sentenzia corrucciato Sandro Bondi. «Nessuno si sogna di proporre un maxicondono per gli abusi edili, nè c'è la minima intenzione di favorire l'illegalità facendo un regalo agli evasori», conferma Maurizio Lupi.«Sul condono edilizio la Lega è contraria», tuona per i «lumbard » Giancarlo Giorgetti. «In nessun consiglio dei ministri, finora, si è mai parlato di condono edilizio», garantisce Altero Matteoli. In ogni caso mette le mani avanti: «Io resto contrario. A meno che non sia una mini sanatoria per piccolissimi abusi».

È lì parte il tormentone numero due: «Permetterà di risolvere una infinità di piccoli abusi», dice il leghista Francesco Moro. «Si potranno condonare solo piccoli abusi», conferma Gianni Alemanno. «E' solo per i piccoli abusi, finestre aperte o chiuse, che riguardano la gente perbene e non i distruttori del paesaggio», minimizza il ministro dei beni culturali Giuliano Urbani. «Si tratta di sanare i piccoli abusi, quelli già dentro la volumetria. Non si tratta certo di sanare gli abusi edilizi, le costruzioni abusive», sdrammatizza l'aennino Alberto Giorgetti. Spiegando che «la sanatoria potrebbe dare maggiori risorse, via Ici, anche ai Comuni».

Il 19 novembre 2003 l'Ansa scrive: «Verandine sulle terrazze, piani aggiuntivi sui palazzi, ma anche ristoranti, piccoli alberghi, capannoni industriali, intere palazzine che possono contenere una decina di appartamenti medi o una trentina di mini-alloggi: c'è tutto questo nei 3.000 metri cubi di tetto massimo del condono edilizio, approvato stasera col voto di fiducia al decretone collegato alla Finanziaria». Quanto all'Ici, la Corte dei Conti già il 7 aprile 2004 segnalava «le riserve dei Comuni sui quali ricadrebbero gli oneri di urbanizzazione». Le stime di Legambiente sul condono 1994 confermavano: tra i soldi incassati e quelli spesi per dare i servizi ai cittadini che avevano aderito al condono (spesso pagando solo l'anticipo del 10% per poi scordarsi del resto) i comuni ci avevano perso 5 miliardi e 235 milioni di euro. Un bidone. Che in caso di nuovo condono sarebbe ora ingigantito dall'abolizione dell'Ici.

Non basta. Stando al dossier ufficiale nel solo comune di Roma addirittura il 13,2% degli abusi sanati (uno su sette!) sono stati commessi «dopo» la sanatoria 2003. Peggio: 12.315 immobili oggetto di condono edilizio sono «non condonabili» quindi dovrebbero essere demoliti. Cosa che nessuno ha il fegato di fare. Di più ancora: su 48 comuni sciolti per infiltrazione mafiosa negli ultimi cinque anni, il 68,7% ha tra le motivazioni citate l'abusivismo. E c'è ancora qualcuno che ha il coraggio di insistere?

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