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Quando il privato diventa pubblico: lettera al Papa su Facebook

Qualche mese fa, Aniello D'Angelo, professore di religione e diacono della provincia di Salerno, ha deciso di scrivere una lettera al Papa chiedendo la propria riduzione allo stato laicale. Le motivazioni che lo hanno indotto a tale decisione sono da ricercarsi, a suo dire, nella perdita dei valori della Chiesa Cattolica attuale Da questa sua disillusione è nata inoltre l'idea di fondare la onlus Chiesa degli Ultimi.
Il professore ha pubblicato la lettera nella sua pagina di Facebook e ve la proponiamo di seguito. Ognuno potrà trarne le sua libere riflessioni.


Al Papa Benedetto XVI
Città del Vaticano
Roma

Alla Congregazione per il Clero
Roma

Al Mons. Giuseppe Rocco Favale
Vescovo della Diocesi di Vallo della Lucania
Vallo della Lucania (SA)




Oggetto:
Richiesta riduzione stato laicale


Il sottoscritto D'Angelo Aniello, Nato a Centola (SA) il 17/06/1963, residente in Agropoli (SA) alla Contrada Palombe 50, ordinato diacono il giorno 20 dicembre 1997, nella Chiesa Cattedrale di Vallo della Lucania (SA), attraverso l'imposizione delle mani di Mons. Giuseppe Rocco Favale, Vescovo della suddetta Diocesi, con la presente comunicazione chiede di voler provvedere alla propria riduzione allo stato laicale per quanto concerne l'esercizio del ministero diaconale, nella Chiesa Cattolica, derivante dal Sacramento dell'Ordine Sacro ricevuto nella circostanza anzidetta. Tale richiesta, ponderata, meditata, pregata, deriva dalla presa di coscienza che la Chiesa Cattolica, in cui il sottoscritto è ministro ordinato, non è più il riflesso della Chiesa voluta da Gesù Cristo, vissuta dagli Apostoli, incarnata da Francesco di Assisi, da Madre Teresa di Calcutta e da quanti hanno attualizzato il “Vangelo degli Ultimi”

29 Giugno 2009
Aniello D'Angelo
(diacono)


In una seconda lettera rivolta ai fedeli, Aniello D'Angelo, ha poi ritenuto meglio precisare le sue ragioni:

Lettera aperta ai Cristiani – Cattolici

“Giunsero frattanto a Gerusalemme. Entrato nel Tempio, si mise a cacciare quelli che vendevano e compravano, rovesciò i banchi del cambiamonete e le sedie dei venditori di colombe; né permetteva che si portassero carichi attraverso il Tempio. Ed insegnava loro dicendo: non è forse scritto “La mia casa sarà riguardata come casa di preghiera per tutte le genti? Ma voi ne avete fatto una caverna di briganti!”. Lo seppero i Gran Sacerdoti e gli Scribi e cercavamo come farlo morire; avevano infatti paura di lui, perché tutta la folla era ammirata dal suo insegnamento.” (MC,11,15)

Sento forte il desiderio ed il dovere morale di chiarire la mia scelta di chiedere, al Papa ed ai vertici della Chiesa Cattolica, la riduzione allo stato laicale, per ciò che concerne il ministero diaconale, da me assunto come il Sacramento dell'Ordine, ricevuto in data 20 dicembre 1997, presso la Chiesa Cattedrale di Vallo della Lucania (SA). È stata una scelta molto sofferta, pregata e meditata, da tempo. In questi miei anni di ministero diaconale, tra i momenti spiritualmente intensi, ho vissuto molte amarezze nel dover constatare che, la Chiesa voluta da Gesù (e da me conosciuta attraverso la lettura del Vangelo) non si rifletteva più nella Chiesa Cattolica, di cui ero ministro ordinato. Molte volte ho cercato di far sentire la mia voce, ma ero sopraffatto da quanti hanno confuso il servizio a Dio con l'affermazione di sé stessi, preoccupati solo di asservire il Vangelo ad una propria “ecclesialità”. Ho avuto anche modo di accedere in Vaticano e constatare che non vi era differenza con i palazzi di potere politico ed economico. Un mondo fatto di auto lussuose con relativi autisti, per gli spostamenti di prelato che al collo portavano una croce d'oro. Queste ed altre immagini, mi hanno suscitato molte perplessità circa la rispondenza di questa Chiesa, con quella creata da Gesù, povero tra i poveri. In questi anni, in me cresceva un duplice sentimento: restare nel silenzio e fingere di essere “misticamente felice” oppure far sentire la voce che cresceva nel mio cuore, attraverso la richiesta della mia riduzione allo stato laicale. Ho meditato a lungo, chiedendo a Dio di illuminarmi ed ho avvertito forte una sorta di “comando” a non tacere. Il mio cuore mi spingeva a non tacere ed ho ubbidito. Ero e sono cosciente che tale scelta comporta la disapprovazione di molti e l'approvazione di tanti che vorrebbero urlare contro coloro che hanno condotto “la Barca di Pietro” a divenire un “sistema”, dimenticando la semplicità, la carità e l'umiltà della Chiesa nata nel Cenacolo, attraverso lo Spirito Santo. È un grido generato dal senso di abbandono che vive in tanti cuori che non ritrovano la “Chiesa Madre”, che accoglie sopratutto gli ultimi della terra; amati non per ciò che appaiono, ma solo perché figli di Dio e fratelli. Con questo sentimento, ho voluto la nascita dell'associazione Onlus “Chiesa degli Ultimi”, il cui statuto è visibile sul sito web www.chiesadegliultimi.it. È di imminente pubblicazione il volume “Santa Ipocrisia”, in cui espongo il mio cammino cristiano-cattolico e ciò che mi ha condotto, negli anni, ad abbandonare l'esercizio di un ministero, quello diaconale, che era diventato motivo di grande sofferenza. Nel rispetto totale ed incondizionato di ognuno. La mia decisione è stata rafforzata da un fatto gravissimo che mi ha riguardato personalmente, in qualità di docente di religione cattolica e risalente all'estate del 2003, allorquando un dirigente scolastico chiese in via riservata, tramite una lettera introvabile e rinnegata dallo stesso vescovo di Vallo della Lucania, di non rinnovarmi la nomina nella scuola, adducendo motivazioni a me sconosciute. In base a questa richiesta, dopo sette anni di servizio continuato nella medesima scuola, venni trasferito in altre sedi, fino a giungere alle attuali sei - dico sei! - sedi, in scuole locate in sei comuni diversi e molto distanti tra loto. Di tale fatto, a mio parere molto grave e fuori da ogni logica evangelica, ho avviato una azione legale per giungere alla verità dei fatti e chiedere la condanna dei responsabili. Mi ha letteralmente scioccato il fatto che un vescovo possa negare l'evidenza e la verità, per motivi a me oscuri; la suddetta lettere fu, a suo tempo, mostrata dallo stesso vescovo ad alcuni colleghi che gli chiedevano di lasciarmi operare ancora in quella scuola, non essendoci nessun motivo che potesse giustificare un mio trasferimento. Lo stesso vescovo ha negato al sottoscritto lo stesso incontro con i docenti. Fatti gravissimi e non degni di chi si fa araldo del messaggio di Cristo. Per quanto esposto sin qui, ho chiesto al Papa di ritenermi semplicemente un laico.

Agropoli, 8 dicembre 2009
Aniello D'Angelo

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