
Le luci si spengono, il silenzio regna in sala. Ma ecco che d’improvviso tutto si ferma, il cinema smette di esser un luogo magico.
Questo luogo oggi continua ad esser preda di vili attacchi da parte di assassini mascherati da addetti ai lavori, che provano ogni giorno a sferrare l’attacco decisivo a questo debilitato paziente; come se non bastasse a rincarar la dose ci si mette spesso una mandria di sciacalli mascherati da pubblico.
Come potrebbe sembrare da queste prime righe, questo non è il lamento sragionato di un evaso dal reparto neurologico, ma bensì un rabbioso sfogo, di chi ormai sente un nodo alla gola stringersi sempre più. La vittima di cui si parla è il cinema, nella fattispecie di quello italiano. E’ da anni ormai che il cinema italiano sembra avviato verso una paurosa involuzione, che è il risultato di vari fattori. Se da un lato potrebbe sembrar facile pensare che questa sia dovuta ad una scarsità di idee o originalità tra chi dovrebbe cibarsi e far cibare gli altri di tali idee, non credo sia questa la causa, o almeno non quella principale. Piuttosto bisognerebbe rieducare all’arte un pubblico capace di rispondere alle sole leggi del mercato, alle sole regole dello svago. Svago appunto, perché in quest’ottica è ormai vista quella che un tempo veniva definita la settima arte. Nella migliore delle ipotesi si trasforma in un salotto dove indossare il “vestito buono” per applaudire meccanicamente registi e attori presenti in sala. Altra causa di una decadenza apparentemente inarrestabile è la mancanza di fondi a volte, altre volte invece di uno spreco o errato impiego di questi ultimi. Mi sembra il caso di approfondire un attimo tale argomento. Non tutti sanno infatti, che lo Stato destina una somma annuale al cinema come ad altre forme d’arte. Questa somma viene regolamentata dal FUS (Fondo unico per lo spettacolo), che è l’organo che regola appunto l’intervento pubblico nei settori del mondo dello spettacolo. In pratica questo organo ha il compito di fornire sostegno finanziario ad enti, istituzioni, associazioni, organismi e imprese operanti in cinema, musica, danza, teatro, circo e spettacolo viaggiante, nonché promuovere e sostenere manifestazioni e iniziative di carattere e rilevanza nazionale in Italia o all'estero. Ma con quali criteri vengano assegnati tali fondi sembra esser sempre più un mistero.
Qualche mese fa le pagine dei quotidiani erano sporcate da affermazioni di alcuni onorevoli che denunciavano uno spreco di fondi nell’investimento cinematografico. Solo qualche giorno fa invece sempre le stesse pagine dei quotidiani annunciavano la probabile conquista dell’etichetta di interesse culturale da parte del cinepanettone. Un vecchio adagio recitava cosi:”Lo scherzo è bello quando dura poco”. Perché per l’appunto, mi voglio augurare che di burla si tratti. A quanto pare la commissione cinema del ministero ha ben pensato di riconoscere l’ultimo lungometraggio di Neri Parenti, “Natale a Beverly Hills”, quale film di interesse culturale. Ciò cosa comporta? Che in caso di avvenuto riconoscimento, tale film, avrà diritto ad una serie di agevolazioni, tra le quale anche la possibilità per il distributore di accedere ad un fondo in denaro e il riconoscimento di film d’essai. Citto Maselli dell’Anac (associazione degli autori), ieri, sulle pagine de L’unità, ammoniva i lettori dal rendersi conto di tale grave scelta da parte del ministero, affermando che in questo modo, si permette ad un film puramente commerciale, di accedere a quei circuiti riservati, invece, ai film italiani ed europei di qualità che soffrono di una visibilità limitata.
In conclusione vorrei precisare come tale articolo non sia un attacco al cinepanettone, ma ad un sistema culturale, che di culturale sembra aver poco. Mi chiedo inoltre, se il cosiddetto pubblico cinematografico avrà l’accortezza di capire la sciaguratezza di tale decisione, o se forse visto il pubblico che ci si ritrova ad avere, davvero sia arrivato il momento di elevare a bene culturale ogni reality, cinepanettone e romanzetto adolescenziale in cui ci imbattiamo?
Questo luogo oggi continua ad esser preda di vili attacchi da parte di assassini mascherati da addetti ai lavori, che provano ogni giorno a sferrare l’attacco decisivo a questo debilitato paziente; come se non bastasse a rincarar la dose ci si mette spesso una mandria di sciacalli mascherati da pubblico.
Come potrebbe sembrare da queste prime righe, questo non è il lamento sragionato di un evaso dal reparto neurologico, ma bensì un rabbioso sfogo, di chi ormai sente un nodo alla gola stringersi sempre più. La vittima di cui si parla è il cinema, nella fattispecie di quello italiano. E’ da anni ormai che il cinema italiano sembra avviato verso una paurosa involuzione, che è il risultato di vari fattori. Se da un lato potrebbe sembrar facile pensare che questa sia dovuta ad una scarsità di idee o originalità tra chi dovrebbe cibarsi e far cibare gli altri di tali idee, non credo sia questa la causa, o almeno non quella principale. Piuttosto bisognerebbe rieducare all’arte un pubblico capace di rispondere alle sole leggi del mercato, alle sole regole dello svago. Svago appunto, perché in quest’ottica è ormai vista quella che un tempo veniva definita la settima arte. Nella migliore delle ipotesi si trasforma in un salotto dove indossare il “vestito buono” per applaudire meccanicamente registi e attori presenti in sala. Altra causa di una decadenza apparentemente inarrestabile è la mancanza di fondi a volte, altre volte invece di uno spreco o errato impiego di questi ultimi. Mi sembra il caso di approfondire un attimo tale argomento. Non tutti sanno infatti, che lo Stato destina una somma annuale al cinema come ad altre forme d’arte. Questa somma viene regolamentata dal FUS (Fondo unico per lo spettacolo), che è l’organo che regola appunto l’intervento pubblico nei settori del mondo dello spettacolo. In pratica questo organo ha il compito di fornire sostegno finanziario ad enti, istituzioni, associazioni, organismi e imprese operanti in cinema, musica, danza, teatro, circo e spettacolo viaggiante, nonché promuovere e sostenere manifestazioni e iniziative di carattere e rilevanza nazionale in Italia o all'estero. Ma con quali criteri vengano assegnati tali fondi sembra esser sempre più un mistero.
Qualche mese fa le pagine dei quotidiani erano sporcate da affermazioni di alcuni onorevoli che denunciavano uno spreco di fondi nell’investimento cinematografico. Solo qualche giorno fa invece sempre le stesse pagine dei quotidiani annunciavano la probabile conquista dell’etichetta di interesse culturale da parte del cinepanettone. Un vecchio adagio recitava cosi:”Lo scherzo è bello quando dura poco”. Perché per l’appunto, mi voglio augurare che di burla si tratti. A quanto pare la commissione cinema del ministero ha ben pensato di riconoscere l’ultimo lungometraggio di Neri Parenti, “Natale a Beverly Hills”, quale film di interesse culturale. Ciò cosa comporta? Che in caso di avvenuto riconoscimento, tale film, avrà diritto ad una serie di agevolazioni, tra le quale anche la possibilità per il distributore di accedere ad un fondo in denaro e il riconoscimento di film d’essai. Citto Maselli dell’Anac (associazione degli autori), ieri, sulle pagine de L’unità, ammoniva i lettori dal rendersi conto di tale grave scelta da parte del ministero, affermando che in questo modo, si permette ad un film puramente commerciale, di accedere a quei circuiti riservati, invece, ai film italiani ed europei di qualità che soffrono di una visibilità limitata.
In conclusione vorrei precisare come tale articolo non sia un attacco al cinepanettone, ma ad un sistema culturale, che di culturale sembra aver poco. Mi chiedo inoltre, se il cosiddetto pubblico cinematografico avrà l’accortezza di capire la sciaguratezza di tale decisione, o se forse visto il pubblico che ci si ritrova ad avere, davvero sia arrivato il momento di elevare a bene culturale ogni reality, cinepanettone e romanzetto adolescenziale in cui ci imbattiamo?
Devo dire che non condivido la prima parte: il cinema italiano non è messo così male. Nell'ultimo decennio sono usciti diversi film che ho amato molto e che considero obbiettivamente belli e molti dei quali sono anche da considerare film impegnati:I cento passi, La meglio gioventù, Le conseguenze dell'amore, Gomorra, Il Divo, La ragazza del lago, Romanzo criminale, Le fate ignoranti e tanti altri.
RispondiEliminaLa gente è spesso più interessata all'intrattenimento, va al cinema per rilassarsi, per divertirsi. Ma questo è vero in Italia come altrove. E in fondo lo capisco, è più facile divertirsi che tornare con la testa alle torbide trame degli anni '70 con "Buongiorno, notte". Specie sotto le feste. Tuttavia nessuno ricorda il cinepanettone di 2 anni fa, mentre "I cento passi" e "Le fate ignoranti" sono film destinati a restare. Certo, magari avremmo molti più film impegnati ispirati all'attualità politica italiana se buona parte della distribuzione non fosse in mano alla Medusa (Mediaset) ma è solo uno dei tanti conflitti d'interesse, nemmeno il maggiore. Quanto a "Natale a Beverly Hills" ... io non l'ho visto quindi non posso esprimermi, ma mi è capitato di vedere altri cinepanettoni e se il livello è lo stesso è uno scandalo che sia dichiarato film d'interesse culturale. Perché non facciamo un gruppo su facebook per cercare di opporci?
Probabilmente la mia critica può sembrare un pò dura, ma nello scriverla ti dirò che ho provato ad ammorbidirla anche in alcuni punti. Convengo con ciò che dici tu, che ci siano film di tutto rispetto, condivido anche alcuni dei titoli che hai citato. Ciò che però mi fa disinnamorare di un cinema italiano che prima amavo molto, sono anche i troppi flop che vedo uscire di continuo nelle sale e mandati ai festival. E' vero, ci sono buone uscite, ma ultimamente mi sembra che, in rapporto a quelle totali di un anno, si contino spesso sulle dita di una mano. Non per questo mi aspetto che si debbano avere pochi flop rispetto alle uscite totali, però il rapporto che c'è ora mi fa pensare che il cinema italiano stia peggiorando.
RispondiEliminaPer quanto riguarda il discorso che affronti sulla durata nel tempo dei buoni titoli, hai perfettamente ragione, quelli restano e vivono nel tempo a differenza di un cinepanettone. A tale riguardo però la mia critica non puntava alla durata nel tempo, ma piuttosto a come vengano premiati o meno con la visione in sala molti film. Critico il pubblico perchè, a mio parere non sa scegliere i film in sala(non mi riferisco al solo periodo natalizio), e cosi facendo non dà nemmeno il giusto premio a quello che poi nel tempo, come dici te, si rivela un buon film. Perchè dico ciò?In primis perchè come spiegavo nell'articolo parlando del FUS e di come funzioni un pò economicamente il cinema, credo che registi e film necessitino anche di tale "premio", e non solo di visibilità dovute a festival o addetti ai lavori. Inoltre, almeno per quanto concerne il mio modesto parere, credo che sia più giusto e intelligente andare a "spendere" un biglietto per un film non banale, e con ciò non dico che al cinema bisogni vedere solo film impegnati, ci sono tante commedie o film d'azione ben fatti che meritano di esser visti.
Altro punto legato comunque al pubblico e che non ho toccato per motivi di tempo, è quello del cinema indipendente. Molti sono i film di registi esordienti o meno che purtroppo appartengono a quel circuito del cinema indipendente spesso. Cosa c'entra col pubblico tale discorso?Se al cinema continuiamo a premiare film del calibro del cinepanettone, un film del genere sarà destinato a non uscir mai dal cicruito degli invisibili, perchè per molti di questi film, si sa, che la distribuzione spesso termina col passaggio nei cinema. Perchè?Alla fin dei conti conti se il pubblico chiede un certo tipo di film, perchè un distributore dovrebbe investire, anche se nel tempo, in un regista che pur pomettente ha poca visibilità(intesa come visione da parte del pubblico). Spero di esser stato abbastanza chiaro nello spiegare il discorso legato alla rieducazione del pubblico e l'importanza di una visione di alcuni film al cinema e non dovuta al tempo, ai dvd e ai passaggi forse in tv.
Ultime precisazioni. Tu parli di conflitto d'interesse,di medusa e cinema impegnato ispirato all'attualità politica. Ci sarebbe da parlare anche di raicinema a questo punto. Perchè anche quello è un conflitto per il cinema. Ti spiego cosa intendo. Sia con Medusa/mediaset che con Raicinema abbiamo il caso di organizzazioni televisive che vanno ad immischiarsi nel campo cinematografico. Ciò comporta che già prima dell'uscita al cinema verrà decisa la visibilità poi in televisione del film,quindi i successici ricavi economici dovuti ai contratti per passaggi televisivi, diventando questo già un primo condizionamento.
Ritornando a "Natale a Beverly Hills", la critica non la faccio semplicemente al cinepanettone. Ma come diceva anche Maselli nell'intervento su L'unità, premiare un film del genere è da incoscienti, ma non perchè debbano esser premiati solo film impegnati, ma premiare un film che non è altro che un prodotto in serie, una fotocopia annuale è davvero da sciocchi.
Per il gruppo su facebook infine mi sembra una buona idea.
RispondiEliminaMi scuso per la lunghezza di tale risposta, ma l'argomento da dibattere è talmente ampio(e si è parlato solo di una parte del cinema) che è difficile porsi un limite nella risposta. Spero inoltre di esser stato chiaro e aver potuto cosi delucidare alcuni passaggi che evidentemente potrebbero non apparire tali nel post.