Stamattina il Corriere della Sera ci regala un’intervista dal titolo che ti fredda come una revolver (di quelle che non si inceppano) – Belpietro: «Io come Saviano».
All’inizio ho pensato fosse uno scherzo, o che degli hacker si fossero impossessati delle sito del Corriere. E invece è solo l’ennesimo insulto che l’informazione ci somministra a grandi dosi. Che c’entra Belpietro con Saviano?
L’omino di cera non ha scritto Gomorra, non parla di Camorra, non ho mai letto sue inchieste contro le organizzazioni criminali che importano cocaina, armi e prostitute. Belpietro vive nel bel mezzo di Milano, dove la ‘ndrangheta fa affari d’oro. Eppure non mi pare abbia mai regalato ai suoi lettori verità scottanti sui clan calabresi, come fanno quotidianamente giornalisti e scrittori liberi (Monteleone, Alessio, Morrone, Piccolo, Anastasi, Albanese)
Se Belpietro è come Saviano allora Fini è come “Sandokan” Schiavone, il boss dei casalesi più volte citato dall’autore di Gomorra. Oppure Di Pietro è come Giuseppe Setola. Deve essere così per forza, perché mentre Gomorra “sputtana” i casalesi, Libero (di cui Belpietro è direttore) si occupa degli errori grammaticali e dei rimborsi elettorali di Di Pietro, oppure della villa a Montecarlo di Fini.
Ma poi perché ancora nessuno ha atteso Saviano nell’androne di casa? I conti non tornano.Dal blog di Dario Simonetta
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